Luigi Di Maio, il duro attacco a Giuseppe Conte: "Spero che smentisca quelle veline. Così i leader si indeboliscono"
In un M5s sempre più frantumato e sempre più a picco nei sondaggi, il governista (e poltronista) per eccellenza è Luigi Di Maio. Si pensi, per esempio, a quanto scritto qualche giorno fa dal Tempo, secondo cui sarebbe proprio il ministro degli Esteri il "preferito" da Mario Draghi proprio perché dà assolute garanzie circa il fatto che una crisi di governo non ci sarà. E queste garanzie, Giggino, le conferma senza indugio alcuno in una intervista a Repubblica in cui spiega: "Non ci saranno scossoni. Chi minaccia il governo, minaccia la ripresa del Paese", taglia corto quando gli chiedono di cosa accadrà ora che è ufficialmente iniziato il semestre bianco. "Non vedo nessun rischio per l'esecutivo. E le assicuro che nel Movimento facciamo tutti parte della stessa comunità".
Il pompiere Di Maio, inoltre, si schiera armi e bagagli a favore della riforma della Giustizia con cui è stata smantellata la precedente riforma Bonafede. Quando gli chiedono se il M5s saprà garantire i numeri al Senato, taglia corto: "La fiducia alla Camera è arrivata. E sarà così anche al Senato, perché la linea dei 5 Stelle è votare a favore di questa riforma".
Ma i passaggi più interessanti del colloquio sono quelli in cui si parla di Giuseppe Conte, il leader del M5s, una leadership che molti vedono in contrapposizione con quella silenziosa e non ufficiale di Di Maio. Il presunto avvocato del popolo, infatti, è assai meno "governista" di Giggino, e lo ha fatto capire in molteplici occasioni.
E proprio Conte ieri, martedì 3 giugno, in un'intervista alla Stampa aveva punzecchiato Di Maio, tra le righe, accusandolo (pur senza nominarlo) di offrire interpretazioni ai giornali che finiscono per danneggiarlo. E quando chiedono a Di Maio se i due si fidano l'uno dell'altro, ecco che il ministro risponde: "In questi giorni si mette al centro il gruppo parlamentare per alimentare retroscena, io invece vorrei ringraziare tutti i deputati e i senatori perché stanno facendo un lavoro immenso", premette.
Poi, la clamorosa bordata: "La fiducia tra me e Conte non è in discussione, ma da giorni sono io che ricevo attacchi con delle veline e confido ancora che arrivino smentite", picchia durissimo Di Maio. E ancora: "Quello che non si è capito è che queste diatribe interne non indeboliscono solo il Movimento, ma chi lo guida. È sempre stato così", conclude con una sorta di pizzino a Conte. Per inciso, si suppone, quando Di Maio parla di "veline" si riferisce alle indiscrezioni secondo le quali l'ex premier vorrebbe farlo fuori dalla segreteria e ridurne i poteri nel M5s. Indiscrezioni, appunto, mai smentite.