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Licia Ronzulli a Senaldi: "Giorgia Meloni sa che il sogno di un governo di centrodestra non finirà per una poltrona"

Pietro Senaldi
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La senatrice azzurra Licia Ronzulli è più preoccupata del ritorno del Covid che delle polemiche che nelle ultime ore hanno scosso il centrodestra, sulla Rai ma anche sulle candidature. «L'emergenza sono i non vaccinati, i prof ai quali andrebbe imposto di immunizzarsi, perché la scuola è una priorità» attacca. Mail suo ruolo centrale nell'asse tra Forza Italia e Lega impone che si inizi a parlare dalla Meloni e dalla tenuta dell'alleanza tra chi sta al governo e chi no.

«Centrodestra unito», ha detto Salvini a Milano: sembra uno slogan elettorale più che la realtà?
«Questo lo dice lei: il centrodestra esiste e resiste da quasi trent' anni a questa parte. Abbiamo un programma e una visione del Paese comune. Forse a volte siamo un po' litigiosi ma sempre uniti».
La Meloni non è andata a Milano per sostenere Bernardo in polemica con gli alleati. Come pensate di ricucire?
«Ha fatto notare la sua assenza, ha dato un segnale. Non condivido, anche perché Bernardo a Milano non deve pagare il prezzo di scelte fatte a Roma; ma, come sempre, rispetto i punti di vista degli altri. A ogni modo, il centrodestra è un sogno che non puó finire per una poltrona».
Fdi minaccia di presentare candidati autonomi in Calabria e nelle città: sarebbe rottura definitiva?
«Io non voglio credere a un'assurdità del genere. Non immagino una patriota come Giorgia Meloni fare un così grave grave danno ai cittadini. Nella scelta dei candidati abbiamo seguito ovunque la ricerca dei profili migliori, in grado di governare e di farlo bene. Non credo nessuno voglia disconoscere questo principio».
E se comunque avvenisse, la cosa avrebbe ripercussioni sul vostro sostengo a Michetti?
«Città e amministrazioni non sono figurine, i cittadini non sono e non possono essere strumenti sui quali fare dei ricatti».
Martedì riparte l'esame del ddl Zan: come finirà?
«Dipenderà fino a che punto sinistra e M5S vorranno tirare la corda. Di certo il testo Zan così com' è non ha i numeri in Senato. Chi dovesse continuare a rifiutare il confronto si assumerà la responsabilità di r aver affossato una legge che molti aspettano da tempo».
La proposta di legge Ronzulli-Salvini è ritenuta la migliore: perché il Pd non la considera?
«Vuole piantare una bandierina, sta facendo propaganda sui diritti. Ai dem non interessa una norma efficace, vogliono un prodotto con un'etichetta ben precisa così da poterselo rivendere. Non si sono arresi neanche davanti alle critiche avanzate da giuristi del livello di Nordio e Flick al ddl Zane credo che questo la dica davvero lunga». Quanto è difficile la convivenza con il Pd al governo?
«È un rapporto complicato nella misura in cui a sinistra si vuole sfruttare questa situazione del tutto particolare per portare acqua al proprio mulino. Mi riferisco a temi divisivi e provocatori come lo ius soli o ad altri anacronistici come la reintroduzione della tassa di successione che Berlusconi ha abolito. Ma noi non siamo al governo perché c'è il Pd, ci siamo perché ci sentiamo garantiti dall'autorevolezza di Draghi e siamo soddisfatti di aver visto premiare tante nostre proposte».
La convivenza con Renzi invece pare più agevole...
«Il nostro campo è il cenntrodestra, è Renzi che forse si è allontanato dalla sinistra e sposa battaglie di buon senso».
Domani Draghi vede Conte: la preoccupano le barricate grilline; rischiano di farci perdere i soldi del Recovery?
«È un rischio da evitare a tutti i costi, il Recovery è un'occasione unica e che non si ripeterà. Non si può buttare tutto all'aria per i mal di pancia interni a M5S».
Fdi non sottoscrive due referendum su sei. Ogni tre giorni c'è una polemica con Fdi: non si può stabilire un patto di navigazione serena da qui alle elezioni del capo dello Stato tra centrodestra di governo e di opposizione?
«Spiace che non li sostengano tutti, ma ripeto, rispetto le scelte altrui. Circa le polemiche, sono fisiologiche tra forze che hanno fatto scelte differenti circa il sostegno al governo Draghi».
Il progetto di federazione è compatibile con lo schema dei due centrodestra: non potrebbe essere la strada per trovare un nuovo equilibrio?
«Questo equilibrio c'è già. Un pezzo importante del centrodestra, la maggioranza della coalizione, ha deciso di sostenere questo governo, nato per risollevare il Paese dal periodo più grigio della storia italiana degli ultimi 100 anni. FdI ha preferito rimanere fuori. Quando finirà questa situazione, torneremo al governo insieme e le frizioni saranno superate».
Dove Forza Italia sembra isolata e Meloni e Salvini vanno d'accordo è sul greenpass: è indispensabile, lo vorrebbe francese o con limitazioni minori?
«Il green pass andrebbe esteso a tutti i luoghi in cui si creano assembramenti. Il green pass, non certo per i bar, garantisce di poter continuare a lavorare in questa fase. Pensate alle discoteche che lo invocano. È un modo per evitare nuovi picchi di contagi e il rischio che tornino le chiusure. Non possiamo permettercelo, con un ulteriore arresto l'economia e il Paese morirebbero».
I dati Invalsi ci dicono che la Dad ha fatto male. Di questo passo a settembre le scuole non riapriranno in piena presenza: è per la profilassi obbligatoria dei prof?
«Giù le mani dalla scuola! La scuola è una sola ed è in presenza. La DAD è un surrogato che rischia di produrre effetti devastanti. Quindi credo che chi svolga un ruolo così delicato, in una situazione, come in classe, in cui necessariamente si creano assembramenti, debba essere vaccinato. Chi ha la responsabilità di bambini e ragazzi non dovrebbe indugiare un solo attimo. E nel caso, obbligo vaccinale per gli insegnanti e il personale scolastico, ma bisogna deciderlo ora, settembre è domani».

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