Pierpaolo Sileri a Senaldi, coronavirus, variante Delta e zona gialla: "Cosa succederà a breve"
«Il passaporto vaccinale non è un lockdown mascherato, bensì un modo per non richiudere mai più nulla». Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, si è sempre distinto dal titolare del dicastero per la sua impronta ottimistica nell'affrontare il Covid e per una tendenza a spingere per le riaperture, non appena si creavano le condizioni per farlo. Anche oggi, il chirurgo prestato ai grillini e ora entità governativa semiautonoma è un passo avanti a Speranza. Il ministro voleva riportare mezza Italia in zona gialla già da questa settimana, basandosi solo sul rapporto di 50 contagiati ogni centinaia di migliaia di abitanti o con l'indice di diffusione del virus con Rt sopra 1. Il medico Sileri vede gli ospedali vuoti e spinge da una parte a cambiare i parametri della zona gialla, legandoli ai posti in terapia intensiva, dall'altra a modificare i divieti. «Potremmo iniziare con attivare il green pass per chi va al ristorante o al cinema solo nelle regioni gialle come alternativa alla chiusura di queste attività, già piegate dalla pandemia», azzarda.
Ma come si fa, se una parte della maggioranza ritiene che il passaporto vaccinale sia liberticida?
«Il green pass è già in vigore in Italia, per entrare nelle residenze per anziani, per partecipare ai matrimoni o andare allo stadio; si tratterebbe solo di estenderlo. In realtà esso è uno strumento di libertà, non liberticida. È l'unica possibilità per non fare passi indietro, io sono il primo a non voler chiudere».
Perché, butta male?
«Se il contagio progredisce a livelli inglesi, dove sono già a 40mila nuovi positivi al giorno, per fine mese noi avremo diecimila persone che si infettano quotidianamente».
Siamo alla vigilia di un nuovo capitolo dell'incubo?
«No, perché i nuovi infetti vaccinati non si ammalano gravemente e, con il fatto che il 60% dei cittadini sopra i quarant'anni ha fatto almeno una dose, il virus oggi circola prevalentemente tra i giovani, che non subiscono gravi effetti dal virus. Sono certo che aumenteranno i ricoveri, ma anche che gli ospedali non collasseranno, perché credo nella vaccinazione, e ormai il 36% degli italiani ha ricevuto già due dosi, quindi è immunizzato».
Il 30% degli italiani però non ci crede e non ha fatto nemmeno un'iniezione; convincere queste persone a vaccinarsi pare impossibile...
«Colpa dell'allarmismo di fine inverno, con il caso Astrazeneca. La realtà però è che vacciniamo 550mila persone al giorno e i morti sono stati tre o quattro, e tutti con una situazione clinica particolare, compresa Carolina, la diciottenne ligure deceduta qualche settimana fa. Se pensa che oggi, che si ammalano duemila persone al giorno e il virus ci sembra battuto, contiamo venti decessi quotidiani, per di più di gente che si è infettata quando i contagi erano poche centinaia, capisce che non c'è paragone tra la letalità del Covid e quella, inesistente, dei vaccini. E poi quegli rna sono meno pericolosi di quelli virali».
Molti rimandano la profilassi a settembre per non rovinarsi le vacanze...
«Io non lo farei, perché si rischia di trascorrere le ferie in quarantena».
Altri temono che la vaccinazione non li tuteli da eventuali nuove varianti...
«Invece è proprio l'opposto: chi non si vaccina consente al virus di variare. Chi si vaccina invece ferma la circolazione e favorisce lo spegnimento del virus, proprio come accade con l'influenza, che sparisce dopo aver colpito un certo numero di persone».
Gli scettici sostengono che i vaccini siano stati trovati troppo in fretta e che non ci sia casistica sui loro potenziali effetti nocivi nel medio e lungo periodo...
«Erano dieci anni che gli scienziati ci lavoravano. È un vaccino che ha una notevole e complessa ingegneria molecolare ma solo chi non sa nulla di medicina può pensare che interferisca con il nostro dna».
Eppure è proprio quella la paura che impedisce a molti di vaccinarsi...
«Non è una paura razionale, solo dei ciarlatani possono dire una cosa simile. Il vaccino invia al corpo un messaggio già presente nelle cellule e fa un lavoro passivo, non c'è alcuna interferenza con il sistema genetico».
Se sotto i dodici anni non ci si può vaccinare è inevitabile che a ottobre il virus dilaghi nelle scuole...
«Perciò sarebbe importante che si vaccinassero tutti gli adulti. La variante delta infatti si trasmette molto più facilmente di quella originaria, mascherine e distanziamento non bastano. L'unica via è far circolare il virus tra i bambini, che salvo rarissimi casi non stanno male, e immunizzare gli adulti, che così non si contagiano».
E cosa facciamo con i 220mila professori ancora non vaccinati?
«Sono solo il 15% del corpo docente, e per lo più sono concentrati in cinque regioni: Sicilia, Calabria, Campania, Liguria e Sardegna».
Come si può risolvere il problema?
«Il professore che non si vaccina rischia più di tutti. Obbligarlo non si può, ma se l'intero corpo docente non si sarà immunizzato a settembre si ripartirà con la didattica a distanza. Non ovunque, ma da molte parti sì».