Chiara Appendino, la "donna di Giuseppe Conte": indiscreto-M5s, il ruolo che ha pensato per lei l'ex premier
Si sono divisi i compiti equamente Giuseppe Conte e Beppe Grillo. I sette "saggi" sembrano aver trovato la quadra tra i due Statuti, placando la faida interna al M5s: l'ex premier sarà il nuovo leader e da solo, ma il garante potrà sempre sfiduciarlo. In ogni caso toccherà a Conte scegliersi i due vicepresidenti che lo affiancheranno nella guida del Movimento 5 stelle. Tra questi Repubblica fa i nomi di Chiara Appendino e Vito Crimi, oppure sempre Chiara Appendino e Luigi Di Maio. Non sono esclusi "esterni" dal calibro di Stefano Patuanelli e Alfonso Bonafede. Una mossa, questa, pensata dall'ex presidente del Consiglio per dimostrare al comico che il suo braccio di ferro sullo Statuto non aveva l'obiettivo di far fuori Grillo, ma di creare un partito che possa funzionare.
Insomma, per il sindaco di Torino, nel M5s che sta nascendo, un ruolo di primissimo piano. D'altronde la Appendino è tra le grilline più stimate, dotate di fiuto e intelligenza politica. Scontata, insomma, la promozione "nazionale", traguardo a cui lei, a differenza di Virginia Raggi, può legittimamente ambire. Una possibile promozione di cui si parla da tempo ma tornata di stringente attualità poco dopo la foto diventata virale che mostra la Appendino allo stadio nel 2006, in bikini, l'anno del Mondiale italiano.
Sempre in mano al fu avvocato del popolo c'è l'ardua scelta dei candidati sindaci, così come la composizione delle liste. Questo e tanto altro saranno i temi su cui leader e fondatore discuteranno nell'incontro di mercoledì 14 luglio che con ogni probabilità vedrà la presenza dei principali dirigenti a Cinque Stelle. Oltre ai vicepresidenti Conte si avvarrà di un consiglio nazionale in cui entreranno di diritto i capigruppo di Camera e Senato e quello del Parlamento europeo, quindi al momento Davide Crippa, Ettore Licheri e Tiziana Beghin.
"Vuole farci fuori". Retroscena: balle spaziali e sfogo paranoico, come è ridotto Conte
Nodo principale però è e rimane la riforma sulla Giustizia. Se da una parte Grillo ha tutte le intenzioni di accettare quanto chiesto da Mario Draghi e il ministro Marta Cartabia, lo stesso non si può dire dell'ex premier che sul tema è pronto a fare battaglia. Ai più preoccupati ha comunque assicurato: "Non voglio far cadere il governo. Credo solo che le nostre battaglie debbano essere portate avanti con più convinzione". D'altronde fino ad ora i pentastellati non hanno fatto altro che ricredersi.