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M5s, Giuseppe Conte capo politico con Beppe Grillo badante: perché l'ex premier ha perso ancora

 Conte e Grillo

Antonio Rapisarda
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A un passo dal punto di non ritorno, giusto in tempo per cercare di ammorbidire la resa dei conti con i parlamentari inferociti dal «tradimento» della riforma Bonafede, Beppe e Giuseppi hanno seppellito i rispettivi «vaffa» e ritrovato la via della pace. Con un accordo che grossomodo recita così: Conte è il nuovo capo dei 5 Stelle. Grillo resta «papà» e garante del MoVimento. In apertura di assemblea è Vito Crimi a leggere il comunicato che chiude, sulla carta, il match che ha terremotato per giorni i pentastellati: il garante e l'avvocato «hanno definito la nuova struttura di regole del M5S». Segue il bla-bla sugli «strumenti», il «2050», il mix fra «valori identitari e vocazione innovativa» e il ringraziamento al lavoro svolto «dal comitato dei sette».

L'indizio ufficiale sui dettagli dell'accordo è sul ruolo del capo politico: «Una chiara e legittimata leadership del M5S costituisce elemento essenziale di stabilità e di tenuta democratica del Paese», si legge con il solito senso delle "proporzioni". Il resto, invece, è da definire: «Grillo e Conte si sentiranno ancora gli ultimi dettagli e dare avvio alle procedure di indizione delle votazioni» su statuto, codici e codicilli.

 

 

TERZO MANDATO - A brindare per primo è chi ha tessuto pazientemente la tela della mediazione frai due litiganti: Luigi Di Maio. «Grazie Beppe e Giuseppe, questa intesa è frutto della vostra volontà di tenere unito il M5S. Grazie anche agli altri sei componenti del direttivo. Finalmente il M5S può ripartire con una leadership forte». L'ex capo politico - considerato il vincitore morale dela sfida - ha raggiunto il suo scopo: tenere tutto e tutti dentro. A partire, nonostante le voci sul dualismo, dall'avvocato. «Se non abbiamo una direzione chiara non possiamo incidere (sul governo, ndr), adesso invece potremo dire la nostra. Giuseppe Conte entra in questa famiglia e sarà più che all'altezza».

Soddisfatto pure il gemello ritrovato di Di Maio: Roberto Fico. «L'accordo segna un punto decisivo per il rilancio di cui tutti conosciamo bene l'urgenza», scrive. Poco prima dell'inizio di Italia-Inghilterra, in pieno tempismo alla Casalino, è Conte ad ufficializzare la pax: «Sono pienamente soddisfatto dell'accordo con Grillo, col quale in questi giorni ho avuto modo di confrontarmi direttamente più volte», ha affermato non dimenticando di ringraziare i componenti «del comitato che hanno portato avanti la mediazione».

 

 

Il piatto forte sono le garanzie che l'ex premier rivendica di aver ottenuto: «Ora ci sono tutte le condizioni per partire e rilanciare il M5s: piena agibilità politica del presidente, netta distinzione tra ruoli di garanzia e ruoli di azione politica, grande entusiasmo e chiaro sostegno al progetto politico». Grillo, a quanto risulta a Libero, avrebbe ottenuto in cambio il ridimensionamento di Conte sulle nomine e sulle strutture, oltre che un rinnovato riconoscimento del suo ruolo di garante e della sua possibilità di intervenire ancora a gamba tesa quando fosse necessario. Sul terzo mandato, invece, ancora nulla di fatto.

BONAFEDE ATTACCA  - Fin qui i festeggiamenti. Poi botte da orbi sul comportamento dei ministri sul nodo prescrizione: processati in assemblea dai parlamentari "bonafediani". L'arringa della difesa è stata affidata a Stefano Patuanelli: «Ci siamo assunti - ha spiegato il capodelegazione - la responsabilità, senza interferenze. Fare barricate in Cdm avrebbe significato far uscire dal testo tutto quanto già ottenuto, seppure non sufficiente. E senza poi possibilità di incidere in Parlamento». A controbattere ci ha pensato l'ex Guardasigilli Bonafede: «La prescrizione non è una bandierina ma un valore. Questa soluzione non la condivido». Durissimo anche l'ex sottosegretario Ferraresi: «Con le riforme Cartabia si distrugge la riforma Bonafede sia sul civile sia sul penale. Peggio di quando siamo entrati nel 2018». Questi toni bellicosi, dopo la faticosa "pace", delineano già il prossimo giro di giostra.

 

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