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Ddl Zan, il pizzino di Bonaccini ad Enrico Letta: "Spero faccia bene i conti". Pd, fucili spianati per far fuori il leader

Salvatore Dama
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E adesso il Partito democratico si rivolta contro la linea del segretario. Quella imposta da Enrico Letta sul ddl Zan: andare alla conta al Senato e vedere se ce la si fa con i numeri. Un suicidio, dicono i parlamentari piddini. Specie quelli che hanno il polso della situazione reale di Palazzo Madama. Dove, con una manciata di voti, non si va da nessuna parte. Con gli scrutini segreti, poi. La prova muscolare, in assenza di muscoli, è un errore tattico e politico, sostiene l'ex capogruppo Andrea Marcucci. Che mette in guardia Letta: «A questo punto, in questa condizione parlamentare, difendere il ddl Zan, rifiutando qualsiasi mediazione, significa perdere un appuntamento storico con i diritti». Il disegno di legge «va sostenuto con equilibrio ed intelligenza, ammettendo qualche piccola modifica sui punti più controversi insieme a quei gruppi parlamentari che alla Camera hanno approvato la legge. Lo sottolineo: andare avanti con ostinazione con i numeri del Senato, vuol dire soltanto andare a sbattere. Un'ipotesi che il Pd non può accettare in alcun modo».

 

 

Poi Marcucci puntualizza meglio il suo pensiero in un'intervista con Il Foglio online: «Io non voglio arretrare sui diritti, voglio l'approvazione del ddl Zan. Non posso nascondermi però i problemi in Senato, per questo chiedo a chi ha già approvato il testo alla Camera, di concordare una linea comune, per blindare il passaggio a Palazzo Madama». Secondo l'ex renziano ci vuole un approccio concreto e non ideologico: «È naturale che se il Nazareno volesse proseguire con l'attuale posizione, io mi adeguerei e scommetterei sulla lealtà di tutti i miei colleghi. Sono certo che nessuno di noi sia solito nascondersi con il voto segreto».

IL BIVIO
Le stesse perplessità vengono sollevate dal senatore Stefano Collina, a testimonianza di una sfiducia diffusa verso la linea del segretario: «Il Pd non può solo incrociare le dita. Le proposte di mediazione di Alessandro Alfieri sul ddl Zan vanno colte, Renzi dia una risposta che riguardi anche la collocazione di Italia viva rispetto al centrosinistra. Io voterò comunque sì al testo perché rispetto la posizione del mio gruppo. Aggiungo anche che voglio che il mio Paese abbia una legge contro le discriminazioni. Chiedo però di sapere, tra la legge Zane nessuna legge, cosa preferisca il mio partito». Preoccupazioni arrivano anche dal fronte dei governatori: «Il ddl Zan è sacrosanto», dice il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, e il paese è «più pronto di quello che si pensi», ma ora «bisogna aver fatto bene iconti per l'approvazione definitiva della legge anti-discriminazioni. Mi auguro che siano stati fatti».

 

 

La crepa che si apre nel Pd è guardata con favore da Italia viva: «Quello che dice Marcucci è molto saggio. Possiamo fare un buon lavoro in Parlamento e approvare una legge avanzata sui diritti in tempi brevi». Posizione che viene poi esplicitata anche da Matteo Renzi: «Siamo aun passo dal risultato, perché intestardirsi su una battaglia ideologica che porta all'ostruzionismo e all'affossamento della legge? Non mi stanco di spiegare a tutti che per fare le leggi ci vogliono i voti al Senato, non i like su Facebook». Ma Letta non ci sente. Continua negare ogni ipotesi di miglioramento del testo e a mettere nel mirino la Lega. Vuole la conta: il partito di Matteo Salvini, attacca, «non vuole dialogare per migliorare il ddl Zan, ma solo affossarlo». L'apertura di Marcucci viene colta con favore anche da Forza Italia: «Il muro contro muro non aiuta nessuno», dice l'azzurra Licia Ronzulli.

 

 

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