Tommaso Cerno, "sinistra irresponsabile sul Ddl Zan". Ecco perché si rischia una crisi di governo: "Va cambiato il testo della legge"
Tommaso Cerno è parlamentare nel gruppo del Pd e omosessuale, ma contrario all'ostinazione dei dem nell'approvare il ddl Zan così com' è. Condivide piuttosto la linea di Renzi e Salvini, favorevole a togliere dal testo le parti più divisive, relative a identità di genere, reati di opinione e giornata contro l'omotransfobia.
Cerno, perché questa sua posizione?
«La legge Zan ha due pilastri. Il primo è la parte migliore della legge: e cioè la condanna delle violenze contro gli omosessuali, intese non più come violenze private ma come atti contro i rappresentanti di una minoranza. Questa parte supera i limiti della legge Mancino, che di fatto istigava a delinquere contro i gay, tutelando tutte le minoranze tranne gli omosessuali. La seconda parte, che riguarda i reati di opinione e l'identità di genere, invece non mi soddisfa perché è scritta male e fa troppo poco per conseguire gli obiettivi che si propone. E allora io la lascerei in sospeso. La sinistra dovrebbe rendersi conto che, se la destra per la prima volta nella storia è disposta a votare una legge che punisce i reati di odio contro i gay, si tratta di un passo enorme. E perciò mi terrei stretto quel primo passo. E poi, oltre al testo della legge, pesa il contesto: la sinistra ha deciso di fare un governo con la Lega? Bene, allora deve tenerne in considerazione le posizioni».
Se la legge arriva in Aula con il voto a scrutinio segreto e non modificata, c'è il rischio che non passi?
«Sì, e per questo non si dovrebbe arrivare a quel punto. Se legge non passasse, romperebbe la maggioranza e metterebbe Draghi nella condizioni di dimettersi. Perciò dico al Pd: sarebbe folle creare una crisi di governo per una parte di legge scritta male. Idem ricordino che non è un testo intoccabile: Zan non è Mosè e non ha ricevuto le tavole della legge dal dio dei gay».
Renzi è stato minacciato di morte sui social per questa sua posizione. Anche lei ha ricevuto attacchi dalla comunità Lgbt?
«Sì e, in nome della libertà intellettuale, accetto queste critiche, purché non siano violente. Se invece sono intolleranti, mi batterò contro la loro intolleranza. In generale, i membri della comunità Lgbt hanno tutto il diritto di esprimere il loro pensiero fino a quando non diventa eterofobico. A me comunque interessano molto di più le minoranze silenziose, quei gay che sono discriminati sul posto di lavoro o picchiati dai genitori, e non hanno voce per difendersi».
Il ddl Zan, da battaglia etica, si è trasformato in una battaglia politica con cui i partiti stanno saggiando la loro forza?
«È possibile. Renzi, che aveva fatto passare le unioni civili un po' perché ci credeva e un po' perché gli interessava, ora farà passare la parte migliore della legge un po' perché ci crede e un po' perché gli interessa. Lui, come Salvini, è un animale politico e sa come muoversi. Anzi, è più segretario del Pd da quando non lo è più di quanto non lo sia stato nel periodo in cui lo era».
Secondo lei, è sotto attacco perché rischia di essere decisivo nella partita per il Colle?
«Lui è sotto attacco a prescindere: fa di tutto per esserlo a causa delle sue opere e omissioni. Ma è difficile dire se l'asse Salvini-Renzi sul ddl Zan sia il banco di prova per una futura convergenza tra centrodestra e Iv nell'elezione del capo dello Stato. Può essere anche che la votazione finale sia la prova generale per un governo che segni la fine del bipolarismo. Se la legge modificata viene votata da Salvini, Renzi e Letta, si può immaginare un governo con loro dentro, che lasci agli estremi le destre e le sinistre. E potrebbero essere quelle stesse forze a eleggere il nuovo capo dello Stato».
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