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Beppe Grillo contro Conte, M5s senza simbolo alle urne. Vietnam giudiziario, conseguenze disastrose

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È caos in vista delle elezioni amministrative tra le file del Movimento 5 Stelle. Lo stallo politico causato dallo scontro Conte-Grillo, di fatto, lascia il MoVimento senza una vera e propria guida. Incombe quindi il timore per i pentastellati, di non riuscire a presentare il simbolo alle prossime elezioni d'autunno. Nel frattempo, proseguono i lavori del comitato dei 7 nominato da Beppe Grillo, con il difficile compito di trovare un punto d'incontro sullo statuto tra il garante pentestallate e l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il tema della partecipazione dei cinquestelle alle amministrative comincia a essere sentito e il tempo a stringere sempre di più.

 

 

In teoria, il compito spetterebbe al capo politico reggente Vito Crimi. Tuttavia, le recenti vicende processuali di Cagliari che lo coinvolgono, hanno ribadito la debolezza giuridica del suo ruolo, che prosegue ormai all'infinito di proroga in proroga. Il rischio che si manifesta è quello di scontrarsi con dei ricorsi, magari presentati da eventuali candidati esclusi, che potrebbero decidere di impugnare la decisione di Crimi. Conosce bene il contesto pentastellato l'avvocato Lorenzo Borrè, personalità parecchio temuta dai grillini. Intervistato dall'Adnkronos, Borrè ha spiegato che "Il rinvio delle consultazioni per la nomina dei componenti del Comitato direttivo rischia di essere l'ostacolo principale per la presentazione delle liste pentastellate alle amministrative". 

L'articolo 2 del Dpr n.132/1990 dispone che "il deposito del simbolo della lista deve essere corredato da una dichiarazione sottoscritta dal presidente o dal segretario del partito". Quest'ultima carica è attualmente vacante secondo la lettera dello statuto, così come è anche stato confermato dal Presidente del Tribunale di Cagliari, e non può essere surrogata da Crimi. "Voler dare priorità alle modifiche statutarie - prosegue Borrè - considerati i termini per gli adempimenti per la convocazione dell'assemblea e i nodi irrisolti sulla piattaforma legittimata a celebrarla, rischia di trasformare la presentazione delle liste in un Vietnam giudiziario, con ricorsi e controricorsi amministrativi a macchia di leopardo". 

 

 

Il discorso da troppo ancora aperto sulla leadership del MoVimento, solleva inoltre un'altra delicata questione: l'alleanza con il Partito democratico. Unione che è destinata a crollare come un castello di carte, nel caso i pentastellati non riuscissero a trovare in tempo un leader adeguato. Ormai quasi spente le speranze per i giallo-rossi di trovare un candidato comune a Torino, Napoli è ad oggi l'unica città dove centrosinistra e M5S sono riuscite a mettersi d'accordo sullo stesso candidato, ossia l'ex ministro Gaetano Manfredi. Tutto un mistero invece le regionali in Calabria, dopo il dietrofront della candidata Maria Antonietta Ventura. Il tempo scorre e le spaccature si fanno sempre più marcate, non solo all'interno del MoVimento. 

 

 

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