Ddl Zan, salta ogni mediazione: al voto al Senato il 13 luglio. Matteo Salvini: "Legge a picco? Colpa di Enrico Letta"
Muro del Pd, che non vole prendere in considerazione alcun tipo di modifica al testo del ddl Zan, così come proposto dalla Lega con il supporto di Italia Viva e Matteo Renzi. Nelle ultime ore è saltato il tavolo di maggioranza: stop ai lavori dopo le richieste avanzate da Andrea Ostellari, il presidente leghista della Commissione.
Nessun accordo, insomma: il testo finirà in aula così come è stato votato alla Camera. E così si procede verso il voto che si terrà il prossimo 13 luglio a Palazzo Madama, dove però i numeri sembrano non essere sufficienti. Insomma, il Pd, pur di non accettare alcun tipo di modifica al testo, rischia di andarsi a schiantare. "Se la legge verrà affossata in aula, la colpa è di Enrico Letta", ha tuonato Matteo Salvini.
"Letta insiste" e "si andrà in Parlamento", ma "se la legge sarà affossato, il nome di chi ha impedito che si arrivasse all'unità è quello di Enrico Letta". Queste le parole di Salvini al termine del vertice del centrodestra sulle amministrative, rispondendo a una domanda sul ddl Zan. Al segretario del Pd "è stata proposta una mediazione mille volte, anche dai renziani - aggiunge -. Noi comunque continueremo ad insistere sul dialogo".
Rottura totale, insomma. Ostellari e la Lega avevano chiesto quanto segue: "Nel disegno di legge eliminare, ovunque ricorrano, le parole identità di genere". Cambio auspicato anche da Italia Viva, i cui voti potrebbero essere decisivi per l'approvazione finale del testo. La proposta, però, è stata rifiutata dal Pd, con Monica Cirinnà che ha affermato che Lega e Iv "vogliono privare i gay dei loro diritti".
Ora, la linea della sinistra è quella di andare in aula già oggi e votare la calendarizzazione per portare così il testo il 13 luglio a Palazzo Madama, una decisione scaturita dopo il vertice tra Pd, Leu e M5s. La Lega propone dal canto suo uno slittamento del voto sulla "calendarizzazione" del provvedimento, proprio per discutere della proposta Ostellari con le altre forze di maggioranza.
Come accennato, il problema sono i numeri. Dopo l'approvazione alla Camera, il testo non ha una maggioranza sicura al Senato: i voti sicuri oscillano tra i 130 e i 145, insufficienti per blindare il provvedimento (i no sarebbero almeno 150). Determinanti, come detto, sono i 17 voti di Italia Viva, che alla Camera aveva votato a favore del ddl Zan ma che ora ne chiede delle correzioni.