Luigi Di Maio, "incidente diplomatico": a rischio gli scambi con Abu Dhabi, "in fumo 4 miliardi"
Una figuraccia quella di Luigi Di Maio che pagherà cara tutto il Paese. La base di Al Minhad, il nodo logistico che da quasi vent'anni garantiva il trasferimento degli assetti militari destinati alle missioni in Afghanistan, Iraq e Somalia, è ufficialmente chiusa. Colpa - ricorda Il Giornale - dell'embargo anti Emirati decretato dall'ex premier Giuseppe Conte d'intesa con il ministro degli Esteri. Una perdita ingente che ha spinto l'onorevole Mattia Perego, rappresentante di Forza Italia in commissione Difesa, a rivolgersi direttamente a Mario Draghi: "Il presidente Draghi dovrebbe prendere il timone della politica estera del nostro Paese, con la sua autorevolezza e leadership, per evitare che grossolani errori del genere non si ripetano".
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Ma quella di Al Minhad non è la sola base ad aver chiuso i battenti. Nel frattempo infatti sono state serrate anche le basi di Herat e Kabul, principali direttrici per gran parte dei voli italiani in transito da Al Minhad. La decisione scellerata ha però delle conseguenze molto importanti, tutte frutto di quelle che Il Giornale chiama "eredità delle disgraziate politiche a 5 Stelle di Conte e Di Maio che - proni all'orientamento delle lobby filo-turche - decisero a gennaio di congelare le licenze (già regolarmente concesse) per l'esportazione di circa 20mila bombe da aereo agli Emirati". A rischio ovviamente ci finiscono i rapporti con Abu Dhabi che il Giornale quantifica in quattro miliardi. Tanto da definire quello di Di Maio "un incidente diplomatico".
La situazione poteva raddrizzarsi se ci si fosse liberati dell'assoggettamento alla Turchia su quello scenario libico dove il presidente turco Recep Tayyp Erdogan rappresenta il principale nemico degli Emirati schierati con il generale Khalifa Haftar.