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Beppe Grillo su tutte le furie con Roberto Fico: "La delusione più grande"

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"La delusione più grande? Roberto Fico". Beppe Grillo è arrabbiato non solo con Giuseppe Conte, ma soprattutto con il numero uno di Montecitorio. Fico è stato vero il pupillo di Beppe. "L'erede designato. Ha goduto di una stima illimitata, di gran lunga superiore a quella riservata in questi anni a Luigi di Maio e Alessandro Di Battista. É stato lui il figlio prediletto: il presidente della Camera che viaggiava (solo la prima volta) in autobus. La terza carica dello Stato cresciuto nei meet up, l'esperienza che meglio incarnava il sogno rivoluzionario di Grillo", scrive il Giornale. "Proprio Roberto è stato il primo a tradire", ha detto Grillo che non si dà pace.

 

 

Tensione altissima tra Grillo e il numero uno di Montecitorio. "Il caos nei Cinque stelle rischia di spazzare via un legame solido. A differenza del ministro degli Esteri, che sta provando a riportare tutti al tavolo, Fico si è schierato con l'avvocato del popolo. Basta leggere le dichiarazioni dei suoi fedelissimi, Gilda Sportiello, Riccardo Ricciardi, Federico D'Incà: tutti pro-Conte. Parole cariche di livore contro il comico genovese. Figli che si scagliano contro il padre. Fuoco amico. Una posizione che manda su tutte le furie Grillo", scrive sempre il Giornale.

 

 

Nel 2013 Grillo non si risparmiava in elogi: "Abbiamo un presidente della commissione di Vigilanza Rai (Fico) che spende un euro in rimborsi, un ragazzo eccezionale". Da presidente della Camera regala lo show dell'arrivo in Parlamento in autobus. Ma solo la prima volta, per riempire le pagine dei quotidiani. "Di autobus Fico non ne vede più uno dal lontano 2018. Ora gira solo in scorta e auto blu. E non vi rinuncia manco se va allo stadio Olimpico di Roma per assistere alla partita della Nazionale italiana agli europei", ricorda il Giornale.  Si è imposto come il meno istituzionale tra le truppe grilline: Fico si mostrava spesso in jeans e giacca con barba incolta. "Ora sembra diventato il più democristiano dei Cinque stelle. Scherzi del Palazzo", conclude il Giornale.

 

 

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