Pd, +Europa e M5s, l'ideona per "rieducare" gli uomini: al via i corsi di femminismo
«Ciò che a noi sembra un complesso di manovre coercitive è per i comunisti un'esperienza che eleva moralmente, mette in armonia e risana». Così lo psichiatra americano Robert J. Lifton, uno dei primi a studiare analiticamente la pratica maoista della "rieducazione", nel 1957. Sostituite "comunisti" con "fanatici arcobaleno", e avrete la rieducazione soft, obliqua, perbene, in voga nell'Italia del 2021. Rieducati all'accoglienza multiculturale, rieducati all'ecologismo gretino, rieducati al femminismo integrale. Certo, a maggior ragione se uomini o, peggio che peggio, politici uomini, possessori di pene in ruoli decisionali che non hanno ancora chiesto scusa al mondo per questa loro caratteristica anatomica. Non preoccupatevi, ci pensa "Femministi!", la scuola di formazione rivolta a dirigenti di sesso (pardon, di temporaneo genere, il sesso binario è un'anticaglia fascistoide, non rieducati che siamo) maschile. L'ideona è del partitino tardo e pseudo-radicale "Più Europa", che qualcosa per esistere nella finzione mainstream del dibattito deve pur inventarsi, ma hanno subito dichiarato la propria entusiasta partecipazione il Pd, Azione, i Verdi, Italia Viva, il Movimento Cinque Stelle e perfino la Lista Sala, tutti timorosi di essere scavalcati quanto a ortodossia "correttista". Ieri si è quindi tenuta la prima lezione del primo ciclo (si replica il 9 luglio) nella sede dell'Istituto Luigi Sturzo a Roma.
IL PROGRAMMA
Cosa c'entri il sacerdote fondatore del popolarismo liberale con le contemporanee sacerdotesse del fondamentalismo femminista è un dettaglio surreale, ma non è l'unico. Prendiamo il programma così come è stato annunciato: «15 ore di formazione, con laboratori che spaziano dalla valutazione dell'impatto di genere delle politiche pubbliche all'applicazione della politica delle quote». Al confronto, il cineforum aziendale di Fantozzi con proiezione reiterata de "La corazzata Potëmkin" assume i contorni di una scampagnata ludica, par di capire. Ieri, come ha rivelato l'account Twitter di "PrimeDonne", la scuola politica antimaschile fin nel nome di Più Europa, «i partecipanti hanno sperimentato con esempi pratici, giochi di ruolo e la tecnica innovativa del forum teatro i privilegi maschili». Insomma, si sono fatti bullizzare in quanto possessori di testosterone, ma col sorriso e volgendola perfino in spettacolo, del resto il manganello politicamente corretto è delicato, non fa male e soprattutto "risana", come diceva Lifton delle più primitive bastonate maoiste.
LABORATORIO
«Nella seconda sessione» poi, i reprobi già instradati verso la redenzione «hanno approfondito dati e studi scientifici per una leadership esclusiva». Poteva anche essere una sessione veloce, bastava mostrare ai rieducandi le immagini delle leader politiche affermatesi nella storia recente, non ci fosse a turbare la liturgia ideologica il fastidioso rigurgito di realtà per cui trattasi di donne a vario titolo di destra, da Margaret Thatcher a Marine Le Pen a Giorgia Meloni. Le femministe istruttrici dei nuovi "femministi!" (mi raccomando, molto importante il punto esclamativo, ad indicare l'assenza di qualsiasi dubbio o timidezza nel cammino di rieducazione) hanno comunque precisato che «ai partecipanti sarà richiesto un modello preciso volto a riprodurre i modelli condivisi durante il laboratorio nell'ambito delle rispettive formazioni politiche». Come avveniva per gli ospiti del Ministero dell'Amore orwelliano in 1984, il lavaggio del cervello è solo la prima tappa del percorso, occorre poi che venga confermato nelle azioni e nei pensieri quotidiani. Non ci meraviglieremmo quindi che le solerti animatrici di "PrimeDonne" mettano a punto un servizio di Psicopolizia che segua e affianchi i neoconvertiti, almeno per il primo anno, per verificare che l'adesione ideologica sia integrale e sincera. In ogni caso, la cronaca dice che ad essere generosi al momento essa riguarda qualche quinta fila del progressismo italico. Tra gli iscritti di questa prima lezione figurano al massimo il coordinatore di Più Europa Marche (Mattia Morbidoni), il segretario lombardo del Pd (Vinicio Peluffo), un senatore del Movimento Cinque Stelle, ammesso questo esista ancora (Gianmauro Dell'Olio). Mentre i sottotenenti si percuotono col cilicio femminista, loro, i generali, continuano a scambiarsi poltrone di segretario, portavoce, capo politico, rigorosamente con desinenza al maschile. Per parafrasare sempre Orwell, tutti i sinistrorsi sono femministi, ma alcuni sinistrorsi sono più "femministi!" degli altri. Nella fattispecie, quelli che non contano nulla.
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