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Matteo Salvini, "riattivati i contatti con Flavio Tosi": la mossa per le comunali in risposta allo scippo di Giorgia Meloni

Giuliano Zulin
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A volte ritornano. Insieme. Dopo anni passati a insultarsi, Matteo Salvini e Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, si riparlano. Per preparare una sorpresa a Giorgia Meloni e a Federico Sboarina, attuale primo cittadino della città di Giulietta, colpevole di aver "tradito" il suo spirito civico ed essersi iscritto un paio di settimane fa a Fratelli d'Italia. Una scelta di campo ufficializzata pochi giorni dopo la visita del Capitano in riva all'Adige, durante la quale il leader del Carroccio aveva speso parole d'oro per il sindaco, spingendolo per un secondo mandato (si vota nella primavera 2022) dopo una cena insieme chiusa con una fetta d'anguria. La svolta meloniana non è andata giù a Matteo, che ha accelerato i contatti con quello che un tempo era considerato l'uomo nero, l'innominabile. Qualcuno ricorderà.

 

 

Nell'inverno 2015 l'allora segretario della Lega in Veneto e sindaco veronese, Tosi, chiese mano libera in vista delle Regionali: accarezzava l'idea di candidarsi al posto di Zaia e di decidere i nomi in lista. Salvini si oppose, poiché temeva le mire nazionali dello stesso Tosi, già al lavoro per una lista civica nazionale di centrodestra, con un faro giallo per simbolo. Matteo e Flavio iniziarono a scannarsi, finché quest' ultimo fu espulso dal Carroccio. Una rottura profonda, che divise il mondo leghista veneto: Tosi infatti si candidò a governatore, sfidando Zaia, superando abbondantemente il 10% e portando a casa 5 consiglieri regionali. Il Doge tuttavia trionfò col 50% e da lì iniziò una parabola discendente per il sindaco uscente di Verona. Nel 2016 Flavio si avvicinò a Renzi, appoggiando i suoi referendum, nel 2017 cercò invano il supporto del Pd per aiutare la fidanzata (ora moglie) Patrizia Bisinella a sconfiggere al ballottaggio a Verona proprio Sboarina sostenuto dal centrodestra.

 

 

Nel 2018 tentò di essere eletto in Parlamento tra le fila dei centristi. Poi l'uscita di scena dai radar della politica nazionale, benché nel 2020 l'unico consigliere regionale che è riuscita a conquistare Forza Italia è un signore molto vicino a Tosi. L'astio personale con Salvini rimaneva nei comunicati stampa, ma fuori dalle mure scaligere calò il silenzio sul leghista "moderato" che dialogava con centro e sinistra. Fino a pochi mesi fa. Francesco Specchia intervistò Tosi su Libero, il quale lanciò un ramoscello d'ulivo: «Non condivido la linea sovranista, ma processare Salvini per aver fermato i clandestini non esiste...».

 

E poche settimane dopo, sempre sul nostro quotidiano, altra intervista: «La Federazione Fi -Lega? Perché no?». I vertici del Carroccio, locali e nazionali (pare ci sia lo zampino persino di Giorgetti), hanno così riattivato i contatti- peraltro mai spenti del tutto- dopo l'ingresso appunto di Sboarina in Fdi. L'idea è semplice: l'anno prossimo, alle comunali, una coalizione azzurri-leghisti-tosiani potrebbe sostenere Tosi contro il sindaco uscente, supportato da Giorgia e liste civiche di destra. Una sorta di primo esperimento locale di un derby fra l'ipotetica federazione di centro destra e il blocco Meloni. Verona prova a essere ancora laboratorio, dopo il patto dell'Amarone al Vinitaly fra Salvini e Di Maio nel 2018 che portò poi al governo gialloverde. Di sicuro, con Tosi in campo, si aprono scenari nuovi per la Lega. Mentre con la Meloni si preannunciano fuochi d'artificio. 

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