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Enrico Letta e Beppe Grillo, suicidio perfetto. Calabria, salta la candidata comune Maria Antonietta Ventura

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Colpo di scena in casa del centrosinistra calabrese. "Avevo deciso di raccogliere l'invito a candidarmi e condurre una battaglia fiera, leale, a viso aperto, con parole chiare e proposte concrete per ridare dignità alla Calabria e orgoglio ai calabresi. Preferisco però, con dolore, fare un passo di lato per evitare che vicende, che - lo sottolineo con forza - non mi riguardano personalmente, possano dare adito a strumentalizzazioni che nulla avrebbero a che fare con il merito della campagna elettorale", ma queste parole di dell'ex candidata, a capo del Gruppo Ventura, Maria Antonietta, a capo di una holding nel settore delle costruzioni ferroviarie, rimettono tutto in discussione.

 

 

 

E proprio alcuni appalti che l'azienda di famiglia ha avuto e ha in corso in Puglia, sarebbero alla base del passo indietro. Una delle società satelliti del gruppo, la Fersalento srl, che avrebbe avuto in subappalto alcuni lavori ferroviari, non avrebbe presentato il certificato antimafia. La Fersalento sarebbe stata oggetto, da parte della Prefettura di Lecce, di interdittiva antimafia. Il provvedimento sarebbe scattato "per la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi d'impresa", scrive il Corriere della Sera.

 

 

 

 

Da qui la decisione di Maria Antonietta Ventura che in una nota ha voluto sottolineare la "responsabilità di tutelare le oltre 1.000 famiglie dei lavoratori diretti e indiretti relativi alle aziende del mio gruppo".  Maria Antonietta Ventura è da anni impegnata nel sociale. È stata presidente dell'Unicef regionale, carica cui si era autosospesa, proprio in virtù della sua candidatura. "La scelta dell'amministratore delegato del gruppo Ventura da parte del Nazareno era partita già in salita perché sul suo nome si erano trovati d'accordo solo Pd, Cinquestelle, Leu e Psi. Sinistra Italiana e Italia viva si erano dissociati. All'interno dei dem l'agitazione sulla sua nomination era comunque per nulla sopita. Sul suo nome pesava anche il conflitto d'interesse dovuto ai lavori di ammodernamento della linea ferroviaria ionica, per un costo di 450 milioni di euro", ricorda il Corriere.

 

 

 

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