Vaccino, Gianluigi Paragone contro la Rai: "Quel virologo prende soldi dalle case farmaceutiche?". Siero e sospetto: una bomba
"Non è che si sta informando a senso unico? Non è che lo spazio critico viene confinato nell'area della cattiva informazione? Non è che i virologi sono diventati una specie di sacerdoti di un nuovo credo?". Questo è quello che si chiede Gianluigi Paragone, sulle colonne del Tempo, a proposito dell'informazione Rai sull'emergenza coronavirus e sul piano vaccinale. Paragone afferma di aver posto la questione in Vigilanza Rai, con apposita interrogazione, con la seguente risposta. "Non esistono temi o notizie paragonabili a queste, per cui non esistono regole volte a una sorta di par condicio che si possano ragionevolmente applicare a questa fattispecie". Paragone riflette su queste parole e si chiede: "E il codice deontologico della professione giornalistica? La Rai mi sta dicendo che senza una normativa tipo par condicio diventa lei stessa (attraverso le sue voci) giudice supremo? Siamo all'informazione di Stato. Le cui eccezioni confermano la regola", scrive il giornalista.
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"Ciò nonostante in diverse situazioni è stata data la possibilità di esprimere la propria opinione a chi ha deciso di non vaccinarsi, in un leale contraddittorio", continua la nota della commissione vigilanza Rai. "II leale contraddittorio lo abbiamo visto ben interpretato da Bruno Vespa nei confronti di Gianni Rivera, colpevole di non volersi vaccinare (opzione prevista nel momento in cui non esiste l'obbligo vaccinale). 0 tutte le volte in cui nessuna voce e nessuna informazione è stata concessa a chi stava lavorando sulle cure domiciliari", replica Paragone.
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Infine Paragone di chiede se, "visto che la Rai ha un contratto di servizio pubblico da rispettare e si alimenta anche coi soldi del canone, gli italiani hanno il sacrosanto diritto di sapere i conflitti di interesse di certi medici: la Rai deve dirci se il medico che informa ha preso o prende soldi dalle case farmaceutiche. Ogni omissione di informazioni simili trasforma l'evasione del canone in legittima difesa", conclude il senatore.
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