Luigi Di Maio, gola profonda nel M5s: "Così ammazzerà definitivamente Conte", una bomba sul ministro
La chiave non è Conte, è Di Maio. Mentre gli allibratori di Pa-lazzo accettano scommesse sul-la «situazione irrecuperabile»,sullo scazzo epico tra l'ex premier e Beppe Grillo che potrebbe culminare in una lotta fratricida con scissione annessa, c'è chi rovescia l'ottica. La chiave non è se Giuseppe Conte molla Grillo,ma se Luigi Di Maio lo segue ono.Gli schieramenti in campo sul-la crisi pentastellata sono chiari.Da un lato Conte e i "big" del Movimento (almeno secondo la vulgata) specie i senatori, Licheri, Crimi, Taverna e soprattutto Patuanelli; i quali cercano tutti di evitare lo strappo dovuto - si dice - ad una scriteriata strategia mediatica che ha fatto usare a Grillo il lanciafiamme. «Pare che sia stato Rocco Casalino a fare casini. Grillo, nonostante le sue battute (aveva detto anche: "Abbiamo fatto un miracolo: abbiamo fatto imparare l'inglese a Di Maio",ndr) aveva parlato di necessarie limature. Pare, invece,che la manina di Rocco abbia usatole agenzie per fare il braccio di ferro con Beppe e avere più capacità interdittiva. Ma con Beppe, se lo prendi di petto, si ottiene l'effetto contrario, la bomba atomica...», racconta un parlamentare M5S seriamente preoccupato.
Preoccupato non a torto. Se fino a 48 ore fa la trattativa sul nuovo Statuto poteva restare ancora in piedi, oggi un Grillo incazzatissimo pare poter dare a Conte un ultimatum col tono del datore di lavoro verso la sua colf senza il premesso di soggiorno. Dall'altro lato dello schieramento ci sono Grillo, e la base, e i peones e parte del gruppo parlamentare («Tieni conto che noi alla Camera siamo stati tenuti all'oscuro degli incontri del Presidente»). Tutti vivono la balcanizzazione del M5S col patema d'animo. Sia perché non hanno ancora avuto traccia, appunto, della nuovo statuto che ridimensionerebbe i poteri del Garante; sia perché «se molti si spostano verso il nuovo partito di Conte, sparisce però il progetto del nuovo Movimento, e noi saremmo daccapo».
In mezzo ai due schieramenti, appunto, si staglia Luigi Di Maio silente come un falco sulla preda. «Gigi, se rimane dalla parte di Grillo, ammazza definitivamente il progetto di Conte; ma se finisce col seguire Conte, con il suo buon 30% del gruppo svuota il resto del Movimento. E chi rimarrebbe, poi, come leader? Di Battista? Ma dài...», continua sempre la gola profonda di cui sopra. Sempre più preoccupato. La sensazione è comunque quella della catastrofe imminente. Come racconta a Repubblica Carlo Buttaroni, presidente dell'istituto di ricerca Tecné, saremmo di fronte quindi «al classico gioco a somma zero, dove tutti i protagonisti alla fine perdono qualcosa e nessuno ha da guadagnarci».
La possibilità che l'ex premier fondi un partito marcatamente di centrosinistra che attragga parlamentari quasi unicamente con la promessa del terzo mandato è, al con-tempo, una scommessa rischiosa e un gioco al massacro per i grillini. Le parole dell' altro giorno, «sono il Garante non sono un coglione», rimettono al centro dello scenario il Beppe.Che non sembra affatto intenzionato a discutere su due elementi: il limite dei due mandati e la diarchia.«Grillo è un collettore non in-differente per i dirigenti, i parlamentari, gli elettori. Un partito personale di un leader apprezza-to può raccogliere sicuramente percentuali di rilievo, togliendo voti soprattutto a Pd e 5 Stelle,non però oltre il 10%», commenta Giovanni Diamanti di You-Trend. Epperò, tutti gli istituti di sondaggi da Swg a Piepoli alla Ghisleri ad Antonio Noto assegnano a Conte -in una forbice immaginifica- un 10-18% di consensi basandosi sulla popolarità di quand'era premier. Alcuni,inoltre, sostengono che il Movimento Cinque Stelle sia in fase terminale. Ma nessuno è in gra-do di prevedere se la popolarità e il consenso personale di Conte portino davvero voti nel segreto dell'urna; nè quanti voti perderà il M5S. Le brume del dubbio verrano dissipate, probabilmente, lunedì. Quando l'avvocato del po-polo, potrebbe tenere la sua con-ferenza stampa. Comunque oggi Conte fa trapelare ai giornalisti di non cedere ai retroscena(cosa che ovviamente stiamo fa-cendo). Avanti con la pochade...
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