Vaticano contro il ddl Zan, il retroscena su Enrico Letta: l'sms ai suoi? Leader contestato da mezzo Pd
Da: si approva così com' è. A: vediamo come cambiarlo. In mezzo, nel repentino di cambia di linea impresso ieri da Enrico Letta al percorso del ddl Zan, c'è stata la nota verbale della Santa Sede, anticipata dal Corriere della Sera, in cui monsignor Paul Richard Gallagher, ministro degli Esteri vaticano, avverte l'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede che il testo del ddl potrebbe violare punti del Concordato, quelli che interessano la libertà religiosa, di associazione, di espressione. Osservazioni più volte avanzate in questi mesi anche da sinistra, anche dentro il Pd. È così che ieri Letta decide di correggere la rotta: «Noi», dice a Radio Anch' io, «siamo sempre stati favorevoli a norme molto molto forti contro la omotransfobia, e rimaniamo favorevoli a queste norme e al ddl Zan, ma siamo sempre stati aperti al confronto in Parlamento e guarderemo con il massimo spirito di apertura ai nodi giuridici».
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Parole che scatenano il putiferio nel partito, specie nell'ala più a sinistra. Non a caso poco dopo fonti del Nazareno correggono l'apertura del segretario, precisando che «il Pd sostiene convintamente il ddl Zan. Leggeremo i testi e valuteremo le obiezioni con attenzione». Lo stesso Letta, su Twitter, rassicura chi teme un cambio di linea: «Attendiamo di vedere i contenuti della Nota della Santa Sede. Ma abbiamo fortemente voluto il Ddl Zan e confermiamo il nostro impegno a farla approvare». Davide Faraone, capogruppo al Senato di Italia Viva, che da tempo aveva chiesto un tavolo politico per modificare alcune parti, affonda il coltello: «Letta apre a cambiare la legge Zan, e adesso? Cosa dicono i pasdaran? Cosa dicono quelli che ci hanno attaccati perché proponevamo il dialogo e soluzioni sensate?».
Intanto la sinistra dei "pasdaran" si incendia. «Al segretario Letta diciamo: non un passo indietro», intimano le Sardine. Marco Furfaro, Maria Pia Pizzolante e Nicola Oddati, gli zingarettiani del Pd, chiedono che «il Parlamento avanzi senza indugio per approvare» la legge. Altro che tavoli. «La posizione del Pd è nota e il nostro impegno è portare il prima possibile la legge in aula al Senato per l'approvazione», scrive su Twitter la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, vicina ad Andrea Orlando. Meno categorico è Francesco Mirabelli, Area Dem, vice presidente dei senatori del Pd, che chiede una data certa per l'approvazione del testo. Non parlano quelli di Area Riformista, segno che le perplessità del Vaticano, qui, non sono considerate follie.
L'atto più dirompente, però, arriva nel pomeriggio: Letta telefona a Luigi Di Maio, in quanto ministro degli Esteri, dando pubblicità dell'iniziativa telefonica. Il fatto è che la nota del Vaticano è quella di uno Stato che interpella un altro Stato. La questione, fa sapere Letta in questo modo ai parlamentari di ogni orientamento, prima che etica o politica, è di relazioni diplomatiche. Il salto di qualità impone, a tutti, un aggiustamento. Non è escluso abbia avuto un ruolo importante Giuseppe Conte, che ha ottimi rapporti in Vaticano. È verosimile sia intervenuto su Di Maio per fargli capire che la linea va corretta anche nel M5S, finora granitico nel difendere il ddl Zan così com' è. E chissà che nel cambio di rotta di Letta non sia intervenuto anche Conte. Sia come sia, a sera nel Pd davano per scontato che, ora, sarà necessario aprire quel tavolo finora rifiutato.