Goffredo Bettini? Vietato criticarlo: "Hai un po' rotto i cog***", esponente del Pd sospeso per 30 giorni
«C'è una parte del Pd che ancora pensa di usare l'arma della giustizia contro gli avversari, come si faceva - sbagliando - con Berlusconi». Enrico Sabri, segretario del Pd di un circolo di Roma, Balduina-Montemario, commenta così, con Libero, l'incredibile vicenda di cui è protagonista. Eccola: a quattro giorni dalle primarie che dovranno scegliere (o meglio confermare) il candidato sindaco di Roma, scoppia un caso degno di Cechov. Odi Kafka. Anche se l'ambientazione è più casereccia. Protagonista è questo ragazzo di Roma, reo di aver criticato, in un post su Facebook, risalente al 4 maggio, Goffredo Bettini, che peraltro non ha alcun incarico nel Pd. La frase incriminata, che gli è costata la sospensione per 30 giorni, è questa: «Goffredo Bettini, mi hai un pochino rotto i c....».
Poco dopo corretta in un «mi hai scocciato». Il post cominciava così: «Penso che sia una delle pochissime volte che utilizzo il mio incarico qui, dove secondo me è improprio. Ma te lo devo proprio dire da segretario municipale del Pd di Roma, arrogandomi il diritto di parlare anche a nome dei poveri compagni delle altre città. Goffredo Bettini, mi hai un pochino scocciato». Ma la versione edulcorata non è bastata all'occhio vigile di altri compagni. E dire che il malcapitato segretario di circolo è assolutamente ortodosso nella vicenda romana: non solo è impegnato nella campagna delle primarie, ma sostiene Gualtieri, ossia il candidato del "Partito". Semplicemente, non è molto convinto dell'insistenza sull'alleanza con il M5S, sponsorizzata da Bettini. Da qui lo sfogo sui social. Si può dire? Si può criticare un dirigente per la linea politica che sostiene? Lo si può fare sui social? La risposta è no. Qualche zelante compagno lo ha deferito, infatti, alla commissione di garanzia. La quale, «in via telematica», come recita il verbale, «si è riunita in data 8 giugno 2021».
La commissione, preso atto «della documentazione pervenuta», ha deliberato «la sospensione dal Partito democratico per il periodo di 30 giorni». Così fu deciso. E pazienza se, come recita il verbale, la votazione è finita con una parità assoluta (3 favorevoli, 3 contrarti e 1 astensione), che in qualunque altra assemblea, persino condominiale, significherebbe assoluzione. In questo caso il Partito ha deciso che, inca so di parità, l'imputato è condannato. Nonostante tutto, Sabri è sereno: «Non ci sono rimasto male, io resto del Pd e mi riconosco in questa comunità, sto giusto andando a una iniziativa», spiega a Libero. Detto questo, «la decisione della commissione è un errore, figlio di una cultura giustizialista che ancora anima una parte del Pd. Farò ricorso». Molto meno diplomatico è Dario Corallo, un trentenne del partito che nel 2019 si era candidato alle primarie. Così ha commentato su Facebook: «Forse, invece che soffocare il dissenso e la critica, il partito dovrebbe imparare ad ascoltare, altrimenti continueremo a perdere senza che quei geni dei nostri dirigenti abbiano capito il perché. Un partito di ciechi che fanno a sassate». E si chiede se sia «possibile che un segretario del Pd venga sospeso perché ha contestato un'intervista di un tizio». «Possibile che si decida di sospendere un segretario a ridosso di elezioni comunali? E il problema è la lesa maestà per aver criticato il "vate" degli zingarettiani o la critica tout court?». È intervenuto anche Carlo Calenda, candidato a sindaco di Roma: «Bettini controlla ancora il Pd romano. Un provvedimento degno della Romania di Ceausescu».