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Luigi Di Maio e la svolta garantista, il retroscena: mira a tagliare fuori Giuseppe Conte nel dialogo col Pd
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Le scuse di Luigi Di Maio all’ex sindaco Simone Uggetti - arrestato nel 2016 con l’accusa di turbativa d’asta dalla quale è stato assolto qualche giorno fa - sono il sigillo finale sulla storia del Movimento 5 Stelle. Parole di Matteo Renzi, che probabilmente un po’ gode a vedere i grillini che stanno implodendo. Si può discutere se il “mea culpa” sia stato sincero o meno, di certo il ministro degli Esteri ha confermato di essere politicamente anni luce avanti ai suoi compagni di Movimento.
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In questo senso è molto interessante l’analisi di Benedetta Frucci, che nell’edizione odierna de Il Tempo parla di un Di Maio che ha colto la palla al balzo sul caso Uggetti: “Dietro quelle parole, diversi sono gli obiettivi. Da un lato, togliere lo scettro di punto di riferimento del dialogo fra Pd e M5s a Giuseppe Conte, il vero avversario del ministro degli Esteri”. L’ex presidente del Consiglio sta vivendo un momento di estrema difficoltà: “Impantanato nella guerra a Casaleggio, scomparso dai media, senza più le risorse e il decisivo potere che Rocco Casalino era in grado di esercitare da palazzo Chigi, imprigionato in un movimento spaccato, Conte conserva solo l’ombra della sicumera di un tempo”.
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E allora Di Maio starebbe provando ad approfittarne, accreditandosi come volto istituzionale del grilliamo: “Questa svolta lo accredita ufficialmente come interlocutore credibile per gran parte dell’arco parlamentare” e soprattutto del Pd. Infatti il ministro degli Esteri potrebbe aver aperto la via per il M5s affinché accetti la riforma della giustizia promossa da Marta Cartabia, dall’impostazione più garantista e meno manettara.
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