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Mario Draghi, il retroscena di Luigi Bisignani: "Impossibile parlare con lui", la stizza dei ministri. Tutto per evitare il Quirinale?

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Il protagonista? È Mario Draghi, protagonista dell'intervento di Luigi Bisignani su Il Tempo di oggi, domenica 30 maggio, intervento tutto dedicato alla figura del premier, al suo modo (discutibile?) di gestire le nomine, ai suoi rapporti non così idilliaci con tutti gli esponenti di maggioranza e alle sue prospettive: Quirinale o non Quirinale?

"Caro direttore - esordisce Bisignani -, nel risiko del potere, in fatto di nomine prima si parlava di lottizzazione e clientelismo; oggi, più elegantemente, di discontinuità. Ma il risultato, anche con un premier come super Mario, non cambia. Avanti quindi in nomine Draghi con gli amici e gli amici degli amici, molti dei quali scelti più per affiliazioni familiari, gesuite piuttosto che euclidee, che per competenze", picchia duro Bisignani, il quale di fatto sostiene che le nomine dell'ex governatore della Bce non siano poi così differenti rispetto a quelle dei suoi predecessori

 

"Ma il colpo vero - riprende l'uomo che sussurra ai potenti -, fatto a sfregio dei partiti e anche del Quirinale, è l’arrivo del Draghi-boy Dario Scannapieco in Cassa Depositi e Prestiti. E, come un perfetto draghino, ha già detto che rivoluzionerà tutto, all’insegna del detto popolare scopa nuova, scopa bene bloccando così tutti i delicati dossier ormai ben definiti da Fabrizio Palermo".

Si passa poi ai rapporti in maggioranza dove, spiega Bisignani, diversi ministri "ancora non trovano la quadra perché con Draghi non riescono nemmeno a interloquire: il presidente del Consiglio, si dice a Chigi, meno li vede meglio sta". Focus poi su Valentina Vezzali, sottosegretaria allo Sport e alla Salute, la quale "non vedrebbe l’ora di destinare una stoccata delle sue al premier, dal quale non riesce neppure a farsi ricevere e passa le giornate a incontrare improbabili uomini di sport del sottobosco romano o sognando di candidarsi con la Lega nelle Marche".

 

Ma ci sono anche nomi, ben più pesanti, che con Draghi proprio non si pigliano: "Anche alcuni big al Governo cominciano ad essere insofferenti al metodo travestito da realpolitik di Draghi. Andrea Orlando, ad esempio, è rimasto molto irritato per come è stato lasciato solo nel tritacarne di Confindustria e Sindacati sui provvedimenti per il lavoro che, a suo dire, erano stati tutti concordati con la Presidenza del Consiglio", sottolinea Bisignani.

Infine, la domanda che secondo Bisignani, dopo questi mesi, sorge spontanea nei palazzi del potere capitolino: "Quanto può durare questo metodo Draghi, un uomo solo al comando con ministri che si sentono sempre più isolati e che tratta partiti e Parlamento come dei soprammobili? Vero è che, se continua ad essere il centro di gravità permanente, il Quirinale resta fuori dalle sue orbite. E forse è proprio quello che vuole", conclude Bisignani rilanciando una tesi da poco esposta anche da Dagospia, ovvero che a Draghi, il Colle, in verità non interessi.

 

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