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Mario Draghi, l'indiscrezione che fa tremare Palazzo Chigi: "Che senso ha stare al governo così?". Rivolta politica a tempo di record

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Non è una novità che il M5S navighi in acque parecchio difficoltose, ma le nomine sono l'ulteriore mareggiata che sciaqua via quel che resta dei pentastellati. Eh già, perché nel mega governo Draghi, il M5S sembra fare soltato il portatore di voti, e poco più. "Mario Draghi ha deciso di sua sponte e poi ci ha fatto sapere" si vocifera tra i cinquestelle, dove la rimozione di Fabrizio Palermo dal vertice di Cdp non è stata presa proprio benissimo. All'interno del governo i pentastellati hanno ormai un ruolo marginale: manca un'identità, manca una guida, con Giuseppe Conte che continua a temporeggiare sui dati con Rousseau.

Vito Crimi è ormai reduce da proroghe interminabili del suo incarico che ne hanno affondato completamente la considerazione interna ed esterna. Senza parlare di Beppe Grillo, caduto in pieno nella trappola mediatica attorno alle accuse di stupro nei confronti del figlio Ciro. Il fondatore dei cinquestelle si è distrutto da solo con un video destinato a rimanere a lungo nei ricordi degli elettori. "Almeno Enrico Letta può andare a parlare da Draghi, ma per contro del M5S chi sarebbe leggittimato a farlo?" si domandano dalla redazione del Fatto Quotidiano

 

 

E infatti non si riesce a capire dove potrà arrivare questo MoVimento cinque stelle, poco fumo e zero arrosto. Un movimento diviso anche all'interno delle sue stesse spaccature. Lasciano di stucco anche le dichiarazioni del ministro alla Transizione ecologica Stefano Cingolani, che nelle giornata di ieri, giovedì 27 maggio 2021, ha sostentuto che "L'Italia deve fare una riflessione sugli inceneritori", alla faccia della transizione ecologica. Ma la partita il MoVimento sembra giocarsela sulla Giustizia. Non è un caso che riguardo alla prescrizione, l'attuale Guardasigilli Marta Cartabia si sia messa in contatto con l'ex Alfonso Bonafede, che ha spiegato che i pentastellati potrebbero tollerare al limite il cosiddetto Orlando: ovvero il decorrere dei termini solo perr gli assolti in primo o secondo grado, mentre lo stop alla prescrizione rimarrebbe per i condannati. 

 

 

Inoltre, il Movimento non può più concedere: Sul banco ci sono ulteriori misure da smaltire, ad esempio il divieto di proporre appello per le procure. "Le priorità sono la riforma del processo civile e del Csm" echeggiano Luigi Di Maio e compagnia cantante. Ed è lo stesso Di Maio a dirsi "preoccupato" per la situazione interna al Movimento. "Sappiate che dopo il governo Draghi c'è solo il voto" ha ribadito più volte il ministro degli Esteri. Quando arriverà il momento fatidico, il M5S si presenterà in queste condizioni? 

 

 

 

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