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Alessandro Di Battista, l'analisi politica tutta da ridere: "M5s? Rischia di diventare un partito di potere"

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Ogni tanto torna. Rimane lontano dalla scena per mesi, a volte anche anni, per poi tornare prepotentemente a parlare di politica. Il suo ruolo ormai non esiste più, né all'interno del M5s, e nemmeno altrove. Esatto, stiamo parlando proprio di lui: Alessandro Di Battista, autore del saggio politico Contro edito da Paperfirst. A intercettare alcuni contenuti del volume luminare, ci pensa il Corriere della Sera, cui Dibba ha concesso un'intervista. Il libro si occupa prevalentemente di tematiche anti-casta, dimostrando implicitamente come Di Battista sia politicamente rimasto fermo a circa cinque anni fa, quando militava ancora tra le file pentastellate. Il MoVimento in un paio di anni ha subito una mutazione a dir poco kafkiana, l'ultima ancora in atto, per mano dell'ex premier Giuseppe Conte. 

"È molto difficile che questo governo dell’assembramento possa fornire le risposte che le persone cercano. Io ho fatto politica e non soltanto ho combattuto la casta. Penso sia giusto portare alla luce alcuni temi e credo che la battaglia per la sobrietà della politica tornerà di moda nei prossimi mesi", ha filosofeggiato Alessandro Di Battista, convinto allo stesso tempo che "sempre più persone decideranno di non votare più perché la politica sta dando il peggio di sé". L'approdo di Mario Draghi a Palazzo Chigi aveva portato Di Battista lo scorso 22 febbraio a rimuovere la sua iscrizione dalla piattaforma Rousseau e dal M5S. Già a proposito dell'alleanza con l'arcinemico Pd, che Dibba aveva definito "la morte nera", avevano iniziato i dubbi dell'attivista grillino sul MoVimento, portando infine dopo 11 anni di convivenza, alla rottura definitiva tra i due. 

 

 

Il 43enne non sembra però avere le idee chiarissime: da un lato condanna l'involuzione, secondo lui, della politica italiana e dall'altra lancia messaggi d'amore alla sua ex, flirtando al contempo con qualche nuova conoscenza: "Una volta attori e artisti coraggiosi si impegnavano su temi politici, oggi politici pavidi tacciono su questioni dirimenti, ma commentato cantanti e attori: è la morte della politica", commenta con toni apocalittici. E quando gli viene domandato se abbia intenzione di fondare un partito suo, replica: "Non ci ho ancora pensato. A chi mi dice di tornare nel M5S, rispondo che mi siederei al tavolo solo se uscissero dal governo". Uno spiraglio lo lascia sempre aperto, non si sa mai.

Il M5S è per Dibba una porta che lui stesso continuamente apre e socchiude: "Se non torna a fare battaglie politiche rischia solo di trasformarsi in un partito di potere". "Rischia?", oppure quello scenario si è ormai già avverato da tempo? Può darsi che l'assenza di Di Battista dalla aule istituzionali non gli abbia fatto cogliere i più recenti avvenimenti che hanno ripetutamente ribaltato gli equilibri politici. L'intervista si chiude con un elogio (amaro) della nuova guida pentestellata, Giuseppe Conte: "Mi pare una persona perbene e molto preparata. Gli ho chiesto più volte maggiore coraggio sul tema della revoca delle concessioni ai Benetton, ma allo stesso tempo gli riconosco una attenzione a famiglie e imprese durante la fase pandemica che non vedo con il governo Draghi". Intanto Dibba continua ad aspettare che qualcuno lo chiami, magari non lo cerca più nessuno, o forse ha semplicemente il telefono in modalità silenziosa. Lui, nel dubbio, aspetta.

 

 

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