Giulio Tremonti, l'errore fatale di Mario Draghi? "Mi ha stupito molto", perché rischia di andare a casa
Potrebbe costare carissimo a Mario Draghi la battuta con cui ha liquidato Enrico Letta sulla tassa di successione. La proposta del segretario Pd, spiega Giulio Tremonti alla Stampa, "mi pare un po' strumentale. Ma anche la risposta che gli ha dato Draghi la trovo curiosa, perché una riforma come quella del fisco non si può fare senza il Parlamento e senza i partiti". Come dire: occhio a tirare la corda, perché alla fine la permanenza del premier a Palazzo Chigi, senza un partito alle sue spalle, è legata solo e soltanto ai chiari di luna di chi lo sostiene in Parlamento, compreso il Pd.
L'ex ministro dell'Economia dei governi Berlusconi non è categorico sul tema delle tasse di successione, perché "in materia di tassazione progressiva o patrimoniale non c'è limite alle ipotesi, questo è il campo dell'esercizio delle tesi più diverse". Soprattutto, in ogni caso, "il sistema fiscale, quale che sia, organico o meno, deve comunque passare dal Parlamento. Come prima cosa deve passare da una maggioranza parlamentare. Più è ampia e meglio è. Secondo: la riforma è un cambiamento strutturale di sistema. Chi parla solo di spostare una aliquota sulla curva fa una manovra, non fa una riforma".
Il tema però è anche e intrinsecamente politico, come sulla questione della revisione dell'Irpef. "Non faranno nessuna commissione di tecnici, Draghi ha detto di no. La legge delega contiene principi. E non la fanno né i tecnici né il governo, la fa il Parlamento. E i tecnici, al massimo, possono dare un supporto tecnico. Detto questo una riforma del genere non si fa senza i partiti, perché servono i voti. E se poi in Parlamento i numeri non li hai vai a casa e si torna a votare".