Piazzapulita, Pier Luigi Bersani gelato da Di Battista: "Chi voterei al Quirinale tra lui e Draghi"
"Ma lei voterebbe Bersani presidente della Repubblica?". Sì, molto meglio Bersani di Mario Draghi". Entra in studio a Piazzapulita, Alessandro Di Battista, e serissimo regala la sua sentenza sul toto-Colle, una sorta di bacio della morte politica per il povero Pier Luigi Bersani che lo ascolta con un sorriso spiazzato.
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"Se vige il principio dell'alternanza, stavolta tocca a un calvo", scherza l'ex segretario del Pd ricordando che prima di Mattarella al Quirinale c'era Giorgio Napolitano. E Corrado Formigli lo incalza simpaticamente: "Quindi rientra in corsa". Ma Dibba non fa battute: "Io l'ho sempre rispettato, personalmente anche la sua storia politica", spiega guardandolo in faccia e forse dimenticando le clamorose umiliazioni inflitte dal suo ex partito, il Movimento 5 Stelle, all'esordio nelle consultazioni dopo le elezioni politiche del 2013.
"Le riconosco battaglie come quella delle liberalizzazioni ma da cittadino le imputo anche fallimenti politici e cose fatte peggio come la stagione delle privatizzazioni, che venne fatta durante la permanenza di Draghi alla direzione generale del Tesoro. Banalmente - prosegue Dibba -, la questione Autostrade: la privatizzazione di Autostrade, Bersani, non è stata un servizio ai cittadini o colpire il mercato prevaricatore, è stato una regalia a un gruppo di potere italiano a prezzo di galline morte, e l'hanno pagato anche le vittime della strage di Genova".
"Tra me e lui ci sono differenze - conclude l'ex grillino, a oggi molto vicino a Davide Casaleggio -, io sono molto più radicale di lui, ma è una persona perbene, è stato tradito dal suo partito, si rende conto che oggi il dramma principale è la mancanza di diritti economici e sociali più che civili e politici". "E un'altra cosa vi accomuna - lo stuzzica Formigli -: entrambi ve ne siete andati dai vostri partiti".