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Copasir, M5s e Pd lasciano i lavori: "La presidenza a FdI, mai più qui finché sarà della Lega"

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Una nuova, clamorosa, evoluzione nel caso-Copasir, l'organo parlamentare di sorveglianza sui servizi segreti la cui presidenza, per prassi, spetterebbe all'opposizione, ma è ancora nelle mani della Lega. Il punto è che M5s e Pd, in accordo con Leu, hanno deciso di abbandonare oggi, giovedì 19 maggio, i lavori "al fine di contribuire alla soluzione della titolarità della presidenza del Comitato medesimo". Insomma, Pd e M5s contro la Lega per dare la presidenza a Fratelli d'Italia, tanto che hanno fatto sapere che "non torneremo in commissione finché ci sarà Raffaele Volpi", il presidente del Carroccio. Un clamoroso atto politico, quello di piddini e grillini, che di fatto prendono posizione in modo scomposto contro il loro teorico alleato di governo, la Lega. A favore di FdI: insomma, il cortocircuito è totale.

Nelle scorse settimane, anche Forza Italia aveva chiesto che la presidenza del Copasir venisse ceduta dalla Lega al partito della Meloni. Gli azzurri, però, non si sono ovviamente uniti alla fragorosa protesta di sinistra e grillini.

Ad annunciare l'abbandono dei lavori sono Federica Dieni, Maurizio Cattoi e Francesco Castiello (M5S) ed Enrico Borghi, del Partito democratico. In una nota hanno spiegato che prima di abbandonare, "nel pieno rispetto delle prerogative istituzionali, e al fine di adempiere ai disposti normativi che stabiliscono le funzioni del Copasir, abbiamo votato la delibera adottata dall'Ufficio di presidenza in ordine all'attivazione di quanto stabilito dall'articolo 34 della legge 124/2007".

Nel dettaglio, l'articolo citato prevede che il Copasir "qualora, sulla base degli elementi acquisiti nell’esercizio delle proprie funzioni, deliberi di procedere all’accertamento della correttezza delle condotte poste in essere da appartenenti o da ex appartenenti agli organismi di informazione e sicurezza, può richiedere al presidente del Consiglio dei Ministri di disporre lo svolgimento di inchieste interne".

Si tratta di un passaggio burocratico con il quale di fatto viene formalizzata la richiesta, già annunciata a Mario Draghi, di attivare l'indagine interna sull'incontro all'autogrill tra Matteo Renzi e Marco Mancini, direttore dei servizi segreti che avrebbe poi avuto ulteriori colloqui con Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

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