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Enrico Letta, la vendetta su Matteo Renzi: "Lo ringrazio per avermi fatto fuori in un modo così brutale"

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Sono passati ormai oltre due mesi da quel 14 marzo, quando l'assemblea nazionale del Partito democratico ha eletto Enrico Letta nuovo segretario del partito, a discapito di un Nicola Zingaretti ormai sempre più indebolito e che si era visto costretto a rassegnare le dimissioni, pur a sorpresa. Quello di Letta è un prepotente ritorno in scena, che lo aveva visto scendere dal palco ormai 7 anni fa, con l'amara consegna della campanella del Consiglio dei ministri in mano a un soddisfatto Matteo Renzi, reo di avergliela appena soffiata sotto il naso, dopo il celeberrrimo "Enrico stai sereno". Sette anni dopo, Enrico Letta si confida in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera per il settimanale 7, a sette giorni dall'uscita del suo libro Anima e cacciavite. 

 

 

Seguendo ormai il culto dei politici che scrivono libri ancora prima di aver agito, o perlomeno fatto qualcosa, Enrico Letta spiega il suo ritorno in scena, proprio a partire da quell'episodio di Palazzo Chigi: "Tutti mi dissero che ero stato troppo rancoroso, ma stavo inaugurando una fase nuova della mia vita e volevo entrarci all'insegna della trasparenza". Insomma, senza troppe parole di circostanza per chi ti dice "stai sereno", poco prima di fregarti il posto. Ma a Letta quel gesto di Matteo Renzi (almeno oggi) non sembra essere dispiaciuto, anzi: "A distanza di 7 anni -racconta l'ex premier- sono sinceramente grato a Renzi per la brutalità di quel momento. Se mi avesse fatto fuori in modo soft, proponendo soluzioni compensative come avviene in questi casi, non so se avrei trovato la forza per cambiare lavoro, città, nazione, vita". 

 

 

E invece, dopo sette lunghissimi anni da quel famoso "stai sereno" dello stratega Matteo Renzi, Letta torna alla guida di un Partito democratico spaccato, la cui riunione (assieme a quella del centrosinistra) viene proprio affidata a Letta. Riguardo alla scelta del partito di richiamarlo al Nazareno, il segretario ironizza: "So perché mi hanno chiamato: La Curia non si metteva d'accordo e aveva bisogno di un Papa straniero". E parlando a a proposito di Matteo Salvini, confessa che sarebbe "disposto a venire a patti anche sulla legge elettorale". Lo slogan targato Letta? "Dare una dote ai diciottenni, trattenere i ragazzi italiani in Italia, senza però farli restare in casa con mamma e papà fino a trent'anni". 

Per quanto riguarda Draghi, il segretario piddino afferma: "Lo vedo molto determinato, stimolato intellettualmente e affascinato da questo nuovo impegno", anche lui crede che "il problema principale del nostro Paese è che non fa più figli" sostiene Letta e racchiude così la nuova conformazione progressista, in cui vuole far mutare i resti del Partito democratico: "Per me esiste un solo diritto, il diritto al futuro che riunifica i diritti sociali e quelli civili: sostenibilità, lavoro e identità. Sono contento di aver convinto Draghi a inserire nel piano di rilancio una clausola di premialità a favore delle aziende che assumono giovani e donne" conclude. 

 

 

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