Silvio Berlusconi e la condanna a Mediaset: il ruolo indiretto di Giorgio Napolitano
La Corte europea ha chiesto al governo italiano di rispondere alle sue domande sulla condanna di Silvio Berlusconi di otto anni fa sulla vicenda Mediaset. Il concetto è: siamo sicuri che si sia trattato di un processo equo? I dubbi li hanno in molti, scrive Augusto Minzolini su Il Giornale. Il quale osserva che "sia pure indirettamente, la corsa al Quirinale ebbe parte in quella vicenda". Ricorda Minzolini che "dalle elezioni del 2013 uscì un Parlamento ingovernabile per le coalizioni tradizionali; venne rieletto Capo dello Stato Giorgio Napolitano ma con l'idea che sarebbe stata una proroga, una riconferma a tempo".
In quello scenario l'allora segretario del Pd Bersani tentò un'alleanza con il M5s che rifiutò. Quindi si creò un governo Pd-Forza Italia guidato da Enrico Letta. "Se fosse andata avanti quell'esperienza, negli equilibri di quell'alleanza, quando il Nap si fosse dimesso, il Quirinale sarebbe andato a un esponente di Forza Italia, probabilmente a Berlusconi", ragiona Minzolini. Bastava solo questa ipotesi "a terrorizzare una magistratura che si muoveva con logiche politiche, come ha raccontato l'ex-Presidente dell'Associazione magistrati Palamara. Così, per spazzare via dalle cose possibili una simile prospettiva, arrivò quella condanna in un processo che, tra i tanti affrontati dal Cav, si basava su un'accusa assurda".
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Insomma, l'obiettivo era di stroncare il futuro politico di Berlusconi. "Non per nulla nelle trattative per una possibile grazia che Napolitano portò avanti con gli avvocati di Berlusconi la conditio sine qua non era che il leader di Forza Italia si ritirasse dalla vita politica. In sintesi: evitare, nel momento in cui il Nap avesse mollato la carica, che il Cav fosse candidabile per il Colle", prosegue Minzolini. E ora a questa ipotesi credono tutti.
Ne è sicuro Giacomo Portas, renziano: "Certo che fu condannato per impedirgli di andare al Colle", "ecco perché, lo dico pubblicamente, io sono pronto a votarlo anche oggi per il Quirinale". "Di fatto, dice Sestino Giacomoni, "andò così". "Sembrerà strano", aggiunge Enrico Costa, ora approfato ad Azione "ma Berlusconi ha più possibilità di essere eletto oggi che allora. Quel clima di ostilità nei suoi confronti si è smussato. Semmai rischia che lo scherzo glielo facciano dentro il centrodestra".