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Mara Carfagna, avvertimento a Letta e Salvini: "Chi avrà il coraggio di far cadere Draghi"

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Con Silvio Berlusconi bloccato ai box dai suoi guai di salute, è Mara Carfagna a garantire la stabilità al governo di Mario Draghi per conto di Forza Italia, la componente di centrodestra della maggioranza rimasta fin qui miracolosamente fuori dalle polemiche furiose che il Pd di Enrico Letta mette in piedi quotidianamente contro Matteo Salvini (c'è chi dice proprio con l'obiettivo di separare i destini politici di Cav e Lega). Le riforme sono "indispensabili", sottolinea la ministra per il Sud e la Coesione territoriale, intervistata dal Corriere della Sera, e gli scontri nella maggioranza non metteranno a rischio la tenuta del governo, perché nessuno avrà "il coraggio" di fare cadere Draghi.

 

 

 

"La conflittualità, al momento, è più fumo che arrosto. Voglio vedere chi avrà il coraggio di dire agli italiani: scusate, mando a casa Draghi perché penso che io governerei meglio", tuona la forzista. "Senza riforme il Recovery plan semplicemente non esisterebbe: l’Europa condiziona l’erogazione dei soldi al rispetto di un cronoprogramma rigoroso e alla realizzazione di riforme – sottolinea ancora la Carfagna -. Senza riforme non avremo nè finanziamenti europei, nè nuove infrastrutture, né ripresa, né posti di lavoro. Questo governo nasce per fare tutto questo".

 

 

 


 

 

Quali riforme sono imprescindibili per Forza Italia? "Il fisco e la giustizia, in primis, insieme alla semplificazione di ogni processo pubblico, dalla più banale pratica, ai concorsi, ai grandi appalti - risponde secca la Carfagna -. Ma nel Pnrr c’è anche una riforma sociale per cui mi sono spesa e ritengo irrinunciabile: l’individuazione dei Livelli essenziali di prestazione, i Lep, che cancellino finalmente il divario di cittadinanza tra Nord e Sud, tra metropoli e aree interne". Sul Ddl Zan che continua a spaccare la maggioranza, la Carfagna è forse la più titolata a dire la sua: "Una legge contro l’omofobia e la transfobia ci serve. Io stessa ne fui promotrice da ministro, ma scelsi una strada diversa, meno divisiva e ambigua. Queste leggi non possono essere bandierine per marcare il campo".

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