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Giorgia Meloni su Mario Draghi: "Al Quirinale? Un vantaggio lo vedo: elezioni anticipate"

Giorgia Meloni

Pietro Senaldi
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Pazienza, coraggio, idee chiare. Erano anni che le case editrici premevano sulla Meloni perché desse alle stampe la sua biografia. Non che la leader di Fratelli d'Italia non sapesse cosa dire, aspettava il momento opportuno. Io sono Giorgia è un libro identitario, non una storia, ma una fotografia dell'Italia come la si vive sulla pelle, nella vita di tutti i giorni, quando non ci si rassegna a vederla buttarsi via così. Quale momento migliore per far sentire la propria voce se non quando sei da solo a cantare fuori dal coro? E così, puntuale, la fatica letteraria accompagna in libreria la lotta che la Meloni sta facendo, da sola, all'opposizione. «Perché alla democrazia serve l'opposizione» dice l'interessata, «altrimenti che democrazia è? Anche la maggioranza dovrebbe ringraziarmi».

Ma anche perché la leader di Fdi è allergica all'intruppamento tanto quanto è disponibile all'intesa. E per questo lei è l'antitesi di questo esecutivo, retto da Salvini, Letta e scegliete voi l'avatar dal quale far rappresentare M5S. Draghi gioca la palla da solo con la ristretta squadra di super tecnici che si è scelto, tiene a bada la sinistra assecondandola con frasi banali e riaperture al rallentatore, rottama silenziosamente l'asilo dirigente insediato dai grillini, e concede con il contagocce alla Lega, lasciando che il Pd insulti Salvini e che quello gli risponda di rimando.

 

 

La versione di Giorgia è, come sempre, tranchant. «Il premier fa l'equilibrista sul filo, ma pende sempre a sinistra. Vuole la prova? Fratelli d'Italia ha presentato una mozione in Senato che chiedeva l'abolizione del coprifuoco. Avevamo i numeri in Aula, poteva passare. Alcuni partiti della maggioranza hanno presentato allora mozioni simili, ma il premier le ha fatte ritirare. E la mozione di Fdi è stata bocciata. Non capisco perché Lega e Forza Italia accettino l'arroganza della sinistra su alcune scelte. Lo spettacolo è stucchevole. Il Pd accusa Salvini di essere sleale perché fa politica e porta avanti le sue battaglie; invece sleali sono i democratici, che hanno perso i freni inibitori nell'attaccare il loro alleato di governo e vogliono stravincere, facendo fare al centrodestra quel che la sinistra vuole ma non ha la forza di imporre. È la solita storia: il Pd non ha i voti ma in un modo o nell'altro riesce sempre a governare con quelli degli altri. Finché sono quelli dei grillini passi, ma quelli del centrodestra».

C'è sempre la sensazione, parlando con la Meloni, che si dipinga più inclusiva e dialogante di quel che è in realtà, una pacificatrice in tuta mimetica solo per le circostanze. Un animo logico e materno costretto a menare fendenti dalla vita e dal destino. «La mia forza è che mi sottovalutano sempre» è una delle sue frasi ricorrenti. Se è così, dovrà puntare su qualcosa d'altro d'ora in poi, perché tutti la stanno prendendo maledettamente sul serio. Soprattutto gli italiani, che la accreditano al 18% nei sondaggi, in alcuni dei quali Fdi risulta il secondo partito. Vedremo a breve quanto la prende sul serio il presidente del Consiglio. «Ho incontrato Draghi più volte, teniamo una corrispondenza. Ora voglio proporgli appuntamenti a scadenze fisse per ragionare sulle priorità dell'Italia nel rispetto dei rispettivi ruoli» tende la mano Giorgia.

Ma non sarebbe più urgente incontrarsi prima con Salvini, onorevole?
«Ci incontreremo questa settimana, anche con Forza Italia, per decidere le candidature nelle città».

E quello mi sembra il minimo
«Dipendesse da me, sarei disposta a vederci o sentirci quotidianamente. Le ricordo che, appena partito questo governo, io proposi un inter-gruppo, con Lega e Forza Italia, per elaborare una strategia di squadra nei lavori parlamentari. Più ci si parla, più si evitano equivoci».

Ma se poi ognuno va per la sua strada
«Non è così. Alle amministrative il centrodestra avrà un candidato unico nelle città, mentre i giallorossi ne avranno tre o quattro».

La aiuto ad andare d'accordo con Salvini
«Non ne ho bisogno».

 

 

Insisto: Matteo è stato assolto a Catania dall'accusa di sequestro di persona per aver ritardato lo sbarco di alcuni migranti ma rischia di essere condannato per la stessa imputazione a Palermo
«È assurdo. L'ho sempre difeso, non è questione di amicizia o alleanza ma di rispetto delle istituzioni e democrazia. Si è comportato da ministro, tutelando l'Italia. È pericoloso che in questo Paese si possa fare politica solo se ci si sottomette a quello che la sinistra vuol far credere che sia giusto. Temo che perfino Draghi non sfugga a questa regola».

La Lega, con i radicali, ha proposto un referendum che si potrebbe definire contro lo strapotere e l'impunità dei magistrati. Forza Italia lo sostiene: lei lo firmerà?
«La giustizia è un'emergenza nazionale. La situazione è talmente incancrenita che non se ne può uscire senza uno choc».

È un sì, la accendiamo?
«Non mi sono ancora confrontata all'interno del partito con chi si occupa di giustizia perché gli aspetti che riguardano la giustizia sono sempre più complessi e delicati di come si possa credere in prima battuta. Tendenzialmente mi trovo d'accordo con questi referendum ma voglio leggere i quesiti. Fdi è un partito che prima studia e poi decide sempre nell'interesse generale della nazione e delle istituzioni. Su un tema così importante non possiamo fare scelte avventate. Senza dubbio siamo favorevoli alla separazione delle carriere. Gli altri quesiti dobbiamo approfondirli».

Salvini ha anche proposto Draghi al Quirinale. Lei cosa ne pensa?
«Devo capire ancora molte cose di Draghi. Anche per questo ho proposto incontri cadenzati. Certo un vantaggio lo vedo: con Draghi al Quirinale, le elezioni anticipate l'anno prossimo diventerebbero automatiche».

Sulle aperture sta inseguendo Salvini?
«No, siamo sempre stati contro le chiusure come tecnica di governo».

 

 

Non ha paura di sbilanciarsi troppo, il virus non è ancora morto?
«Non sono il coprifuoco o le chiusure adottate fin qui a fermare il Covid. Io seguo quel che dice la comunità scientifica: distanziamenti e vita all'aperto. Il punto è che il governo non è in grado di adottare una strategia anti-virus seria e chiude con misure illegittime che non servono, individuando certe categorie come capri espiatori. Bisognerebbe semplicemente redigere dei protocolli stringenti e riuscire a farli rispettare, cosa che l'esecutivo non sa fare. Come potenziare i mezzi pubblici. Invece loro chiudono gli italiani in casa e aprono ai clandestini, anche con il Covid».

Sull'immigrazione Draghi sta con la sinistra
«Neanche noi vogliamo i morti in mare. Draghi nel suo viaggio in Libia ha fatto e detto cose condivisibili. Il problema va risolto in Africa, lo sa anche il premier».

Non era per il blocco navale?
«Per fare il blocco navale occorre mettersi d'accordo con le autorità libiche».

La sinistra sostiene che sia impossibile e che configuri un atto di guerra
«Quello che fece Prodi era un atto di guerra, e all'epoca tutti zitti. Noi prevediamo una iniziativa concordata tra Europa e Libia, come l'Europa si è accordata con Erdogan per fermare l'invasione dai Balcani».

Finché resta all'opposizione non può incidere: ci va per salire nei sondaggi?
«Fdi sale nei sondaggi da ben prima di essere all'opposizione. E le ricordo che quando scelsi questa strada, tutti, compresi voi, dicevano che sarei finita ai margini».

Però da che è sola all'opposizione vola
«Evidentemente il governo non sta facendo così bene. Tuttavia la politica non è così semplice, non è un concorso di bellezza. La crescita di Fdi è costante e parte da molto lontano. Noi raccogliamo il frutto di 7-8 anni di lavoro. Abbiamo sempre mantenuto la barra dritta mentre gli altri facevano confusione e, una volta superata definitivamente la soglia di sbarramento, ci è arrivato addosso il consenso di chi ci apprezza ma non ci sceglieva solo per non disperdere il voto».

 

 

C'è euforia nel partito per i sondaggi
«Io non sono affatto euforica. Chi mi conosce bene sa che questa esplosione mi genera più ansia che euforia. Più cresci, maggiori responsabilità hai, e io non voglio mai deludere nessuno».

Adesso che è cresciuta è aumentato anche il numero di quanti la detestano
«Sono sempre stati parecchi. Ma non mi spaventano».

Lei è la sola donna verso cui c'è libertà di insulto
«I famosi democratici che si battono per la diversità So che una libraia si rifiuta di vendere il mio libro. Con questo gesto dimostra il livello di tolleranza e rispetto dell'avversario di cui la sinistra è capace. Vorrei chiedere alla libraia se vende i libri degli ex brigatisti. Perché loro alle spalle hanno spesso qualche omicidio, io no. Devo dire però che non mi ha stupito sapere che questa signora era stata candidata per il Pd».

Ormai identifica il Pd con la censura..
«Per loro, se sei un avversario non devi esistere. Ti mettono un'etichetta sopra e ti bannano, è una tecnica consolidata di comunicazione per non confrontarsi con te. Pensi a cosa dicono dei sovranisti in Europa: il mio modello è confederale, un modello sostenuto anche da padri fondatori dell'Europa come de Gaulle. Ma per il mainstream siccome contesto il modello federale sarei antieuropeista, anche se presiedo la famiglia dei conservatori europei. Ormai l'Europa è ingiudicabile, una specie di fede. Sono rimasta scioccata dal linciaggio subito dalla trasmissione Anni 20 per un servizio satirico sui provvedimenti discutibili dell'Europa. E dal silenzio dei giornalisti italiani su quel linciaggio. Improvvisamente la libertà di stampa non è più un valore da difendere».

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