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Marta Cartabia, riforma della giustizia: prescrizione-Bonafede, il nodo che spacca la maggioranza

 Marta Cartabia

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"Niente riforme, niente soldi". Per questo Marta Cartabia deve "condurre in porto il prima possibile le riforme della giustizia che valgono solo l'1% dei miliardi del Recovery" perché proprio dalle riforme della giustizia penale e civile dipenderà "l'arrivo dei fondi europei". Il problema è che se i tempi sono stretti il tema della giustizia divide la maggioranza di governo. I contrasti riguardano tutti, Pd e M5s da un lato, centrodestra dall'altro. La Cartabia in questo scenario deve portare a casa le riforme entro la fine dell'anno riservandosi tre mesi per scrivere e approvare i decreti attuativi, riporta La Repubblica. Sul tavolo ci sono la presunzione di innocenza, l'obbligo dell'assenso del gip sulla richiesta dei tabulati fatta dal pm, la commissione d'inchiesta sulla magistratura, la prescrizione (quest'ultima bandiera grillina).

 

 

Il centrodestra, da sempre garantista, vuole cancellare le riforme dell'ex Guardasigilli grillino Alfonso Bonafede. Ma la Cartabia si muove con prudenza e ha fatto a tutti una raccomandazione: "Abbiamo scadenze imposte dal Recovery che non possiamo tradire. Il senso di responsabilità deve guidare ognuno di noi nella gestione parlamentare". Lei per prima ha sedato lo scontro in aula sulla prescrizione assumendosi la responsabilità dei futuri emendamenti. Ha infatti nominato tre commissioni di giuristi che in meno di due mesi hanno elaborato gli emendamenti ai testi di Bonafede. Insomma, la Guardasigilli non ha buttato la riforma Bonafede nella spazzatura ma da quella vuole partire per cambiare la giustizia penale e civile.

 

 

Oggi la Cartabia affronterà con i capigruppo della Camera la questione più divisiva, il processo penale.  La prescrizione di Bonafede, che prevede lo stop dopo il primo grado per i condannati, la durata delle singole fasi del processo (due anni il primo grado, un anno e sei mesi l'appello, un anno o addirittura sei mesi in Cassazione), i tempi delle indagini preliminari (due anni ma con molte tagliole), ma anche il destino del processo di appello che potrebbe vedere il ritorno riveduto e corretto della legge Pecorella del 2006, bocciata l'anno dopo dalla Consulta, che vietava l'appello al pm che perde il processo.

 

 

Con ogni probabilità, come rivelano a La Repubblica fonti della maggioranza, la discussione slitterà a settembre perché sarà difficile raggiungere la quadra sulla prescrizione e sul processo penale.  L'idea del gruppo di lavoro presieduto da Giorgio Lattanzi, ex presidente della Consulta, è di mantenere lo stop di Bonafede in primo grado agendo poi in appello sui tempi del processo. Una sorta di prescrizione "processuale" che però non piace al centrodestra.  

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