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Giorgia Meloni, il ricordo di quella telefonata con l'allora premier Conte: "Siamo messi meglio degli altri"

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 Giorgia Meloni, oltre ad essere leader dell'opposizione e di Fratelli d'Italia, si è cimentata nella scrittura. Martedì 11 maggio, infatti, esce lo sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee. Il libro è un racconto inedito tra il personale e il politico e si concentra soprattutto sugli ultimi due anni, da quando è scoppiata la pandemia. Le lotte politiche contro il Conte bis e le molte polemiche sulle limitazioni agli italiani e anche un piccolo retroscena su una chiacchierata con l'allora premier Giuseppe Conte, quando al governo vigeva l'alleanza Pd-M5s.

 

 

"Il diritto fondamentale degli esseri umani per eccellenza, quello dal quale dipendono tutti gli altri, si è infranto contro il muro dei Dpcm, gli atti amministrativi con i quali Giuseppe Conte prima, e Mario Draghi dopo, hanno deciso se e quando potevamo uscire di casa, e dove potevamo andare quando lo facevamo. Abbiamo dato per scontato che fosse inevitabile, che la salute dei cittadini andasse tutelata pagando qualsiasi prezzo, anche quello della nostra libertà. Ma siamo sicuri che uno di questi diritti possa essere completamente sacrificato sull'altare dell'altro? Io no", ricorda la Meloni da sempre critica su certi argomenti. Posizioni che l'hanno anche portata a non entrare nell'attuale governo seguendo le orme degli alleati di centrodestra come Lega e Forza Italia.

 

 

 

 

"Il nostro governo - all'epoca il Conte II - ci spiegava che non bisognava farsi prendere dal sensazionalismo e dall'allarmismo, perché era tutto sotto controllo. 'Siamo prontissimi' ci rassicurò Conte. Ma di colpo la realtà non si poteva più nascondere. Mi colpirono molto le prime parole di una telefonata con Giuseppe Conte all'inizio della seconda ondata. 'Ciao Giorgia, come stai?' 'Preoccupata, Giuseppe'. 'Perché?'. 'Come perché, per la situazione...'. 'Aaah... Vabbè ma noi siamo messi meglio degli altri...'.  'Se lo dici tu...'". Questa la rivelazione che mette in difficoltà, alla luce di quanto accaduto con la seconda ondata, l'ex premier che ora punta a guidare come capo politico il Movimento Cinque Stelle. "Io, se mi fossi trovata a dover scegliere tra rischiare di condannare a morte ventimila persone o rischiare di condannarne alla morte economica cinquecentomila, con una decisione, non sarei probabilmente stata in grado di mantenere quella freddezza", spiega nel suo libro la Meloni.

 

 

 

 

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