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Renato Brunetta, la seconda vita del ministro. Perché "non vado più in tv. Cosa conta davvero"

Renato Brunetta

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Renato Brunetta è concentrato sul suo incarico. Continua ad arrabbiarsi quando serve ma sta lontano dalle polemiche, non si fa tirare per la giacca da nessuno. Semplicemente, va avanti senza farsi distrarre da nulla. Il ministro sa che adesso l'Italia si gioca tutto, da qui alle prossime sette generazioni: se non si fanno delle riforme ora per cambiare  il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini e imprese tutto il resto rischia di essere inutile. Riporta il Giornale che la seconda vita di Brunetta comincia qui, dalla titanica sfida alla burocrazia. Per questo, dice, "non vado più in tv. Non conta ciò che dico, ma quello che faccio".

 

 

A Palazzo raccontano che sia uno dei ministri più in sintonia con Mario Draghi. Ma non solo. Non è polemico con nessuno, nemmeno con il Pd o con il Movimento 5 stelle e non pensa nemmeno al passato, a Giuseppe Conte. Non gli interessa avere consenso in questo momento e sembra non preoccuparsi nemmeno delle prossime elezioni amministrative. Gli interessano solo le riforme. E sa che ha una possibilità sola, non può sbagliare. Del resto si può realizzare un piano come quello disegnato con i fondi del Next Generation con una burocrazia lenta e macchinosa come la nostra.

 

 

 

C'è bisogno di semplificare. È la "madre di tutte le battaglie", ripete. Ed è il punto di partenza per riformare tutto il Paese. Brunetta si è già preso le critiche di Tito Boeri e Roberto Perotti sui criteri di accesso ai concorsi, perché penalizzerebbe i giovani. Ma il ministro questa volta non si è infuriato. Si è limitato a rispondere che dipende dai titoli di studio, se si parla di laurea, master e esperienze all'estero le nuove generazioni sono favorite. E lui vuole una pubblica amministrazione giovane. Quella dei vecchi c'è già .

 

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