Emmanuel Macron e gli ex Brigate rosse, il retroscena: "Aveva detto no a Salvini, ha accettato con Draghi"
"Penso che Macron abbia commesso un errore. In virtù degli ottimi rapporti con Mario Draghi, ha concesso al premier italiano quel che aveva negato all’allora vicepremier Salvini, a parità di situazioni giuridiche". Così Jean-Pierre Mignard, 70 anni, uno dei più noti avvocati di Francia difensore di Raffaele Ventura condannato a 20 anni per concorso nell’omicidio del vice brigadiere Antonio Custra, dopo l'arrresto del suo assistito nell'ambito dell'operazione Ombre Rosse che ha visto coinvolte insieme Francia e Italia. Il leagel accusa Macron di aver "tradito" la dottrina Mitterand e di aver detto sì alla richiesta italiana del governo Draghi che era uguale a quella di quando era ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che però in quel caso fu respinta.
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"Chiederò altri accertamenti e indagini, fino ai ricorsi a Strasburgo. Ventura era stato regolarizzato dopo mille verifiche, e poi c'è la questione della contumacia: non era presente al processo che lo ha condannato". Sulla dottrina Mitterand ribadisce che, "comprendo l'amarezza delle vittime e sono assolutamente consapevole dei loro lutti. Vorrei però difendere il senso originario della dottrina, alla cui nascita ho contribuito. Avevamo già un fronte aperto con il terrorismo mediorientale, non potevamo controllare anche 150 italiani. Abbiamo stretto un patto: voi rinunciate a compiere qualsiasi reato e noi vi regolarizziamo. Fu una amnistia condizionata, nella tradizione francese", spiega Mignard.
Ribadisce il rispetto per l'Italia: "Non ci fu mai disprezzo nei confronti della vostra civiltà giuridica. In Francia e anche in Italia si pensava che questa soluzione fosse un laboratorio, un esperimento di uscita da quella che noi, come Francesco Cossiga, consideravamo una specie di guerra civile. Ci possono essere stati errori, senza dubbio, ma insisto sul fatto che non ci fu supponenza verso l'Italia o noncuranza verso le vittime", conclude l'avvocato che è stato consigliere di Ségolène Royal e del presidente François Hollande, negli anni Ottanta fu co-autore, assieme ad altri giuristi, proprio della dottrina Mitterrand.