Giuseppe Conte, la causa al tribunale di Cagliari della grillina espulsa: perché il piano per farlo leader può saltare
La metamorfosi del M5s è ancora tutta in divenire. Sono ancora tanti i nodi da sciogliere prima che il MoVimento assumerà il suo nuovo aspetto, probabilmente percepibile dopo la prossima estate. Nonostante gli annunci di svolte e kermesse imminenti, la guida politica del partito a Giuseppe Conte è rimasta soltanto ufficiosa. Secondo quanto ipotizzato dal Corriere della Sera, dietro agli slittamenti ci sarebbero due motivi. Il primo consisterebbe in una mossa politica. Il rischio in cui non vuole incappare il nuovo M5S, è quello di intestarsi come primo passo del nuovo corso, l'esito delle Amministrative, dove il risultato rischia di essere al di sotto delle aspettative.
Ma il punto più importante, sottolinea il Corriere, consiste in una questione tecnico-giuridica, che potrebbe scombinare i piani. Si tratta della causa in corso a Cagliari, promossa dalla consigliera sarda espulsa dai pentastellati Carla Cuccu. Il 30 aprile si discute il ricorso di Vito Crimi sulla scelta del tribunale di nominare un curatore in veste di rappresentante legale M5S, in quanto Crimi non è stato riconosciuto come tale in una sentenza a fine febbraio. All'interno del MoVimento ci sarebbe parecchia preoccupazione riguardo all'esito del confronto. Inoltre, il periodo di proroga concesso da Beppe Grillo a Crimi, in quanto rappresentante dei cinquestelle dovrebbe essere scaduto al momento della discussione in aula. Il "nulla osta" del garante era soltanto valido nel momento della prima sentenza.
Crimi contava di chiudere in fretta la transizione e ora lo stallo rischia di ritorcersi contro il MoVimento stesso. Se i giudici dovessero confermare la decisione di febbraio, la kermesse di Conte sarebbe messa in stand-by e il pm chiederà di votare il comitato direttivo del MoVimento. Grillo dovrà trovare un accordo economico con Davide Casaleggio, per procedere alla consultazione sulla piattaforma Rousseau. Il voto incrinerebbe però i piani di Conte, non iscritto al MoVimento e che difficilmente dividerebbe la gestione con i vecchi big Luigi Di Maio, Paola Taverna, Dino Giarrusso e Danilo Toninelli.
Uno scenario che metterebbe in mano dei cinque direttivi un "potere contrattuale" non da poco. L'iter dovrebbe durare un paio di mesi, facendo appunto slittare la nuova fase alla fine dell'estate. Periodo di trasformazione kafkiana, quella del M5S, che comprende una matrioska di problematiche. Sono circa quaranta i pentastellati che chiedono garanzie sul futuro del (forse) nuovo movimento "green". "Siamo in attesa di capire il progetto di Conte. Il M5S come lo conoscevamo non c'è più, sta nascendo qualcosa di diverso e vorremo capire di che si tratta" ha detto Gianluca Vacca all'Adnkronos.