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Recovery Plan, Mario Draghi e la telefonata alla von der Leyen: "Nessun altra spiegazione, rispetto per l'Italia"

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Ieri, sabato 25 aprile, i continui rinvii del CdM sul Recovery Plan. Per due ragioni. La prima: gli attriti tra i partiti di maggioranza sulle misure da approvare. La seconda: le tensioni tra Italia e Bruxelles, con gli accenti critici della Ue nei confronti di ciò che filtrava sulla bozza messa a punto dal governo. A sbloccare la situazione una telefonata tra Mario Draghi e Ursula von der Leyen, telefonata che è stata definita "franca". Eppure, secondo il Corriere della Sera, sarebbe stato qualcosa in più. Sarebbe stata molto dura.

 

Si legge infatti sul quotidiano di Via Solferino: "Ad un certo punto del pomeriggio Mario Draghi alza il telefono per la seconda volta in due giorni, richiama la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non alza la voce, ma manda un messaggio che chiude una trattativa estenuante, ruvida, segnata dalla diffidenza degli uffici tecnici di Bruxelles: Non credo che dobbiamo fornire ulteriori spiegazioni, basta così. Ci vuole rispetto per l'Italia. Insomma, se confermate - e ad ora non sono state smentite - parole durissime contro Ursula, quelle pronunciate da Draghi. Insomma, molto più che "franche".

 

Intervento risolutivo in una situazione intricata. Tanto che a Palazzo Chigi alle 21 dicevano che l'accordo politico con la Commissione era chiuso, ma che il confronto con Bruxelles sull'ultima versione del Recovery plan è stato segnato da una serie di richieste sulle riforme che accompagneranno il Piano "piene di cavilli" e "di sfiducia nelle capacità del Paese" di implementarle. Tanto che alle 22 il famigerato CdM ancora non era iniziato: tutti in attesa di Draghi, che come aggiunge il Corsera "per tutto il giorno ha coordinato il lavoro dei tecnici del Mef e del suo staff economico sottoposti ai bombardamenti di spiegazioni ulteriori sulle riforme di attuazione del Recovery".

Con l'Europa ci sono stati scontri veri, tostissimi: sul contrasto al lavoro nero, sui tempi e i contenuti della riforma della giustizia, sulle semplificazioni delle procedure, su concorrenza e liberalizzazioni. Su quest' ultimo punto, spiega sempre il quotidiano di Via Solferino, "è dovuto intervenire ancora una volta il presidente del Consiglio, con un messaggio diplomatico e al contempo molto fermo: Non si può chiedere tutto e subito ad un Paese con un'economia in ginocchio". Altre parole dall'altissimo peso specifico.

 

E insomma, dopo 48 ore di battaglia più sull'asse Roma-Bruxelles che quello interno, ecco che la trattativa si è conclusa: accettate le garanzie offerte in prima persona da Mario Draghi, il cui peso e la cui autorevolezza sono state finalmente decisive. "Oggi ci sono 40 pagine" dedicate alle riforme di attuazione del Recovery Plan, contro la sola paginetta del governo Conte, hanno fatto sapere fonti da Palazzo Chigi. Ora, però, inizia la corsa contro il tempo per il governo: per incassare l'assegno a luglio, il primo di una lunga serie, Bruxelles chiede il rispetto dei tempi. E non sarà semplice.

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