Mario Draghi "ora ha paura". Retroscena dopo il Cdm: "Quando Salvini può uscire dal governo"
Adesso Mario Draghi ha paura. Dopo lo strappo della Lega, che si è astenuta sul Decreto Covid, per protesta contro le misure prese su coprifuoco e aperture dei locali, il premier teme che Matteo Salvini possa sfilarsi dalla maggioranza. Significherebbe di fatto ricostituire uno scenario "alla Conte", un governo giallorosso-bis (con l'aggiunta di Forza Italia, certo, ma in posizione minoritaria e sulla via dell'estromissione) che sarebbe il contrario di quanto chiesto a suo tempo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la fine del "governo di unità nazionale". La fine di Draghi.
"Draghi irritato per l'affondo di Salvini". Fonti dal Cdm: salta tutto? Voci pericolose sulla Lega
Il Pd, il Movimento 5 Stelle e Leu hanno definito "irresponsabile" Matteo Salvini, mentre Giorgia Meloni lo ha applaudito per il coraggio. I retroscena dal Cdm di mercoledì hanno descritto il premier Draghi come "spiazzato e stizzito" per l'atteggiamento leghista. "Prendiamo atto, è un precedente grave", avrebbe espresso il suo malumore ai ministri leghisti. Ma secondo Repubblica, sarebbe proprio il premier il più interessato a ricucire. Dopo aver rivendicato la correttezza del suo metodo ("Cosa le riuniamo a fare, queste cabine di regia?") ed espresso la sua totale fiducia nel ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, numero 2 del Carroccio, il premier avrebbe puntualizzato: "Gli accordi si rispettano. Avevamo un'intesa unanime, altrimenti il metodo diventa inaccettabile. Abbiamo già fatto tanto, ci siamo assunti una responsabilità con queste misure. Se tocchiamo l'impianto, non troviamo più un punto di equilibrio. Si porta in Consiglio questo testo, senza modifiche".
A Palazzo Chigi l'aria è pesante, imbarazzata. Il Pd protesta formalmente, Giorgetti abbozza. Draghi, dopo la "sfuriata", non affonda. "Preferisce tenere basso lo scontro. Conosce Giorgetti, lo stima. Si confrontano, a quattr'occhi", riporta Repubblica. Per ora sopporterà in silenzio lo smarcamento dell'alleato, anche se il banco di prova successivo è imminente: sulla mozione di sfiducia contro il ministro della Salute Roberto Speranza, avanzata da Fratelli d'Italia, non sarà accettata nemmeno l'astensione.