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Open Arms, ai piani alti della Lega si teme per Matteo Salvini: "Faranno di tutto per buttarlo fuori dal governo"

 Matteo Salvini  

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Matteo Salvini confida ai suoi che il rinvio a giudizio per Open arms alla fine sarà un vantaggio per la Lega in vista delle prossime elezioni amministrative e che avrà la strada spianata in futuro per Palazzo Chigi. Ma nel Carroccio non sono ugualmente ottimisti. Anzi. I lumbard, rivela Il Messaggero in un retroscena, temono che alle prese con i processi possa finire per essere depotenziato, accerchiato in Parlamento e fuori dai palazzi: "Faranno di tutto per buttarlo fuori dal governo, ci saranno tranelli dovunque", confida un leghista. "Noi restiamo con Draghi, non dobbiamo cadere nelle provocazioni ma neanche accettarle", dice Salvini ai fedelissimi.

 

 

Del resto Salvini sapeva che a Palermo sarebbe andata a finire così ma ha del tutto perso le staffe quando ha visto Enrico Letta con la felpa di una Ong: "La vecchia maggioranza ha costruito un cordone sanitario contro di noi, tentano di impedirci di portare a casa i risultati ma noi terremo duro", dice ancora ai suoi. E ancora: "Difenderemo le nostre battaglie identitarie. Cominceremo con il rilanciare la riforma della giustizia e la necessità di una commissione d'inchiesta". 

 

 

Tra i lumbard poi c'è chi vorrebbe una linea più morbida. Un passo sarà quello di ricompattare il centrodestra. Con Fratelli d'Italia i rapporti sono tesi. "Dicevano che le mozioni ad personam sono controproducenti, ora hanno cambiato linea", commenta un big leghista riferendosi alla mossa contro Speranza portata avanti da FdI che la denuncia dei leghisti sta facendo opposizione anche nelle giunte governate dal partito di via Bellerio, "vogliono far passare la tesi di un Salvini governista a tutti i costi".

 

 

Ma del resto Salvini rivendica l'appoggio al governo Draghi. Combatterà per anticipare le riaperture per i ristoranti al chiuso e per cancellare il coprifuoco "ma dobbiamo questo l'input affilare gli artigli e fare la guerra all'interno dell'esecutivo". Per questo ha lodato Giancarlo Giorgetti per aver alzato la voce in Cdm e aver risposto a muso duro a Roberto Speranza. 

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