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Giorgia Meloni, "un bolide in corsia di sorpasso". Il sondaggio storico: Fratelli d'Italia si mangia il Pd?

Alessandro Giuli
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Enrico Letta dovrebbe guardarsi meglio alle spalle: mentre il suo Partito democratico vede accorciarsi molto lentamente le distanze che lo separano dal primo partito italiano, la Lega di Matteo Salvini, subito dietro c'è un bolide in corsia di sorpasso chiamato Fratelli d'Italia. I numeri provengono da un istituto al di sopra d'ogni sospetto, Youtrend, le cui rilevazioni sono autoevidenti: in due settimane il partito di Salvini perde mezzo punto (non è poco) e si attesta al 22,4 per cento, seguìto appunto dal Pd con il 18,8 (+0,1 ma ancora nettamente sotto la soglia psicologica del 20) e a un'incollatura c'è Giorgia Meloni che avanza a passo di carica fino al 17,4 (+0,3) lasciando indietro il Movimento 5 Stelle (17 per cento) e tutti gli altri, fra i quali si segnala una crescita di due decimali per Forza Italia (7,7) e Azione di Carlo Calenda (3,5).

 

 

A ben guardare i dati, se pure Salvini soffre l'isolamento dentro la compagine allargata del governo Draghi, le fanfare progressiste non hanno di che squillare: i giallorossi che al momento egemonizzano l'attuale maggioranza restano minoritari nel Paese, stabilmente inchiodati al di sotto del 40 per cento nei sondaggi. Ma soprattutto bisogna valutare le linee di tendenza che si stanno consolidando da alcuni mesi a questa parte: Fratelli d'Italia sale nell'indice di gradimento con una continuità in base alla quale, di qui a meno di tre mesi, potrebbe perfino mettersi sulla scia della Lega sorpassando il Pd, a conferma di una progressione geometrica inesorabile innescatasi dalle europee del 2019 in poi.

 

 

A giudicare dalla protervia con cui Letta insiste nel promuovere i suoi temi identitari più divisivi (vedi ius soli e legge Zan) e indugia nelle provocazioni contro Salvini (da ultimo il selfie "felpato" con il fondatore della Ong Open Arms alla vigilia dell'ennesima udienza processuale fissata per l'ex ministro dell'Interno), s' intuisce come al Nazareno abbiano compreso che la luna di miele del consenso per il neosegretario stenta a decollare oppure è già tramontata. Complice la relativa stabilizzazione dell'emorragia grillina garantita dalla promozione-retrocessione dell'ex premier Giuseppe Conte nel ruolo di leader del Movimento, i margini di crescita del fronte progressista si stanno riducendo al lumicino. Oltretutto la bella stagione e la campagna vaccinale, al netto delle perduranti incertezze sui rifornimenti del siero, lavorano in modo naturale contro il partito del lockdown al potere effigiato dallo sguardo penitenziale del ministro della Salute, Roberto Speranza.

 

 

MONOPOLISTA
E qui torniamo a Giorgia. Come Salvini, ma da una posizione strategicamente più redditizia essendo lei monopolista dell'opposizione, la leader dei Conservatori europei ha l'enorme vantaggio di potersi intestare come un successo personale il percorso di riapertura dell'Italia. Sarà un appannaggio notevole, questo, per chi negli ultimi tempi ha saputo farsi portavoce dei settori dinamici maggiormente colpiti dagli effetti regressivi delle restrizioni imposte per Dpcm. Meglio tardi che mai, i cittadini italiani torneranno tra non molto a vivere in condizioni di (relativa) normalità e serberanno memoria di chi li ha accompagnati nel deserto angoscioso del confinamento e della delegittimazione dei non garantiti. Il blocco sociale più colpito, quel ceto medio di liberi professionisti, commercianti e produttori-risparmiatori non sindacalizzati e senza reddito fisso, ha trovato in Fratelli d'Italia un punto di riferimento intorno al quale condensare non soltanto lo scontento ma anche le aspettative di ripartenza. Si tratta peraltro di un elettorato fidelizzabile - ha fatto la fortuna di Silvio Berlusconi per un quarto di secolo - non meno dei pensionati e dei numerosi inquilini della spesa pubblica impiegatizia e professorale. La timida sterzata aperturista di Draghi segnala una tardiva resipiscenza maturata sotto le pressioni sociali di cui finora la sinistra si è disinteressata, quando non se n'è addirittura fatta beffe. Di qui a breve, si schiuderà una prateria prelettorale vastissima nella quale la polarizzazione dei consensi premierà i messaggi chiari e coerenti irradiati con la giusta autorevolezza. Posto che riesca a schivare le temibilissime insidie giudiziarie relative alla gestione del (mancato) piano pandemico nel 2020, il Pd cercherà tuttalpiù di arrangiare una giustificazione del cambio di scena sulla base della curva dei contagi, ma la Meloni a quel punto potrebbe aver già completato la manovra di sorpasso.

 

 

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