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Mario Draghi, non solo Roberto Speranza: nel mirino anche Daniele Franco. Retroscena: gelo al CdM

 Daniele Franco e Roberto Speranza

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Non c'è tensione nel governo solo su Roberto Speranza, sul quale incombe una inchiesta giudiziaria e accusato di frenare le riaperture, ma ora anche sul ministro del Tesoro Daniele Franco, "colpevole" di non condividere le bozze dei provvedimenti con i colleghi. E c'è battaglia anche sul sottosegretario Roberto Garofoli, per aver abolito le riunioni preparatorie a Palazzo Chigi. Insomma, per la prima volta da quando è premier Mario Draghi sente la pressione dei partiti addosso.

Secondo quanto rivela La Stampa in un retroscena nell'ultimo Cdm, quello che avrebbe dovuto approvare la richiesta di aumento della spesa al Parlamento per quaranta miliardi, quando Franco ha preso la parola Andrea Orlando (Lavoro, Pd) e Stefano Patuanelli (Agricoltura, M5s), hanno cominciato a chiedere chiarimenti. Pare che anche Brunetta e Giorgetti si siano lamentati. Dopo due ore di discussione viene tutto rinviato a oggi 15 aprile.

 

 

Draghi ha sul tavolo il Documento di economia e finanza, il decreto degli aiuti alle imprese, il Recovery Plan. Ha già rinviato a maggio i tre decreti che dovranno accompagnare il piano: per le semplificazioni, le assunzioni, la governance. Ma non è stato sufficiente. Addirittura un esponente di governo ha chiesto una "verifica". E in effetti la nota con cui Palazzo Chigi ha annunciato incontri separati con i sei partiti la dice lunga. 

 

 

Orlando pare che si sia lamentato coi colleghi del caso Speranza: "Dobbiamo recuperare collegialità e non giocare allo scaricabarile su decisioni assunte collettivamente". Enrico Letta ha detto che "Speranza non si tocca, ha il sostegno pieno del partito contro chi vuole trasformarlo in capro espiatorio della pandemia". Però anche il segretario del Pd non vuole appiattirsi sulla linea delle chiusure, vuole "riaperture in sicurezza".  

"Non voglio le dimissioni, mi interessa che funzioni la squadra", ha frenato Matteo Salvini. Tant'è. Persino il rigorista Dario Franceschini inizia a essere sensibile alle proteste del mondo dello spettacolo. "Si è incrinato l'asse di ferro tra Dario e Speranza", hanno commentato gli ex renziani del Pd. La tensione c'è. E sale.

 

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