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Fratelli d'Italia, triplicati gli iscritti: come gode Giorgia Meloni, da dove arrivano quelle persone

Antonio Rapisarda
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Siamo contenti ma non sorpresi di questo boom. Eravamo più sorpresi quando lavoravamo tanto e non arrivavano i risultati attesi...». Giovanni Donzelli - deputato, esponente della "generazione Atreju" oggi responsabile Organizzazione di Fratelli d'Italia - davanti ai numeri a sei cifre dei nuovi tesserati (da 44mila a 130mila) vede il risultato di un percorso: «Non ci siamo arresi alle scorciatoie della politica fatte di solo slogan e poltrone».

 

 

 

Il risultato?

«Finalmente stiamo raccogliendo i frutti di un lavoro lungo e meticoloso».

Dopo l'exploit delle Europee, la crescita alle Regionali, i sondaggi al 18% arriva anche la corsa alle iscrizioni.

«Sì, grazie alla coerenza e alla preparazione di Giorgia Meloni gli italiani finalmente ascoltano le nostre proposte. E i risultati, anche in termini di iscritti e aderenti, arrivano».

Nell'anno del Covid e del distanziamento sociale triplicate i tesserati. Sezioni chiuse, tesseramento che vola. Un paradosso?

«Le sezioni per la verità non le abbiamo mai chiuse. Invece di essere dei centri di aggregazione e discussione, sono spesso diventate dei punti di ascolto e aiuto per cittadini confusi, impauriti e a volte abbandonati dalle istituzioni. Nelle sezioni abbiamo raccolto molte delle proposte portate in Parlamento. Certo anche il web ha fatto la sua parte: un terzo degli iscritti è arrivato dalla rete».

Riuscirete a gestire questa crescita?

«Abbiamo, fin dalla nascita di FdI, un'ossatura territoriale e una classe dirigente dimensionate per un grande partito: sindaci, amministratori, consiglieri regionali, volontari, rappresentanti dei ragazzi nelle scuole e nelle università».

L'effetto Meloni come si traduce nei territori?

«Aggreghiamo tantissime persone che non sono mai state di destra. Oltre alla rabbia c'è tanta voglia di riscatto negli italiani, tanta voglia di rimboccarsi le maniche. C'è fiducia ancora nella buona politica. La nostra coerenza, per esempio, ha fatto avvicinare delusi dai 5 Stelle, persone che non votavano più, fino a chi si è sentito tradito da Matteo Renzi».

 

 

 

Come si "disegna" questo boom di iscritti?

«Trasversale. Da Nord a Sud. Liberi professionisti e dipendenti. Manager affermati e disoccupati. Possiamo però trovare due tratti comuni distintivi: la voglia di veder riconosciuto il merito e quella di difendere l'Italia».

Che cosa chiedono gli iscritti a un partito in un'epoca di disintermediazione?

«Chiedono di poter dare una mano. Ciascuno vuole portare il proprio contributo. E non è facile coinvolgere tutti. Tutti vogliono che il proprio suggerimento arrivi alla Meloni. Utilizziamo per questo anche strumenti moderni di consultazione per far sentire ciascun iscritto parte del processo decisionale».

Da ciò che risulta, siete secondi solo al Pd come numero di tesserati: segno che i partiti con un radicamento nella storia nazionale stanno tornando di moda?

«Secondi? Solo per quest' anno. Nel 2021 o al massimo nel 2022 miriamo a superare il Pd in adesioni. Non ci sentiamo secondi a nessuno».

 

 

 

 

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