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Mario Draghi contro Erdogan e il silenzio di Angela Merkel: il premier italiano lancia la sua scalata in Europa?

 Mario Draghi

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Chiamandolo “dittatore” in una conferenza stampa con tanto di logo di Palazzo Chigi alle sue spalle, Mario Draghi ha fatto letteralmente perdere le staffe a Recep Erdogan, che evidentemente si è sentito toccato nel profondo. D’altronde quella espressa dal presidente del Consiglio è una verità incontrovertibile, oltre che una mossa politica dai risvolti molto chiari: “Dopo aver strizzato l’occhio alla Cina e alla Russia con i due governi guidati da Giuseppe Conte - è l’analisi di Adalberto Signore su Il Giornale - Draghi torna su quelli che sono storicamente i due capisaldi della nostra politica estera, fin dai tempi della Dc: europeismo e atlantismo. Con la realpolitik come faro”. 

 

 

Nelle ore successive alla sua uscita pubblica contro Erdogan, definito “dittatore” con cui bisogna però “cooperare” (e non collaborare, scelta di parole non casuale), Draghi è stato descritto dal suo staff come “tranquillo” e “per nulla turbato” dalla reazione dura della Turchia, che ha subito convocato l’ambasciatore italiano. Ma al di là di questo, già ieri Erdogan ha evitato di tornare sull’argomento e di esprimere pubblicamente una posizione contro l’Italia. Evidentemente il presidente del Consiglio ha colpito nel segno… 

 

 

Ma la sua uscita è importante non solo per marcare le distanze dalla Turchia di Erdogan. Sempre Signore su Il Giornale fa notare che in Europa si è registrato un certo silenzio delle cancellerie più importanti, a partire da quella tedesca di Angela Merkel. Sia lei che la Commissione Ue hanno scelto di lavarsene le mani: “Certamente un eccesso di prudenza. Ed è in questo eccesso di cautela dell’Europa che Draghi inizia a muoversi con un piglio che inizia a far breccia, non tanto in casa nostra quanto all’estero. E a far pensare - per la prima volta dopo molti anni - che un premier italiano possa ambire ad un ruolo di leadership a livello europeo”. 

 

 

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