Giuseppe Conte leader del M5s, Antonio Noto: "Spaccherà il Movimento, non lo seguiranno". Errore politico gravissimo
Secondo il sondaggista Antonio Noto, l'ex premier Giuseppe Conte ha davanti a sé una "strada difficile". L'avvocato di Foggia ha scelto di fare il leader del Movimento 5 Stelle ma il suo primo discorso in video-collegamento davanti all'Assemblea dei parlamentari grillini riuniti (ad ascoltarlo c'era anche Beppe Grillo) non pare essere andato nel migliore dei modi.
Se il suo ex ministro Vincenzo Spadafora l'ha ammonito, chiedendogli di essere un "valore aggiunto" e "non entrare in collisione" con il Movimento, molti onorevoli grillini, il giorno dopo, si sono lamentati del tenore deludente del discorso di Conte, evasivo su temi ritenuti centrali come il rapporto con Rousseau e Davide Casaleggio da un lato e il vincolo del doppio mandato (che taglierebbe fuori dal Parlamento, tra gli altri, uno come Luigi Di Maio) dall'altro.
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Ma a porre la questione politica è Noto, che sul Fatto quotidiano sottolinea come Conte "sarebbe stato più forte con un brand nuovo". L'ex premier, spiega, per rientrare in politica aveva due strade: "Creare un nuovo partito o prendere la leadership del Movimento Cinque Stelle". La politica non è business, dove si privilegia un brand esistente per assicurarsi una quota di mercato già presente. Al contrario, sottolinea Noto, "in politica questa scelta dà raramente buoni risultati" perché "il ciclo di vita dei partiti e dei leader politici è molto più breve di quello dei marchi commerciali". Tradotto: Il Movimento potrebbe aver già stancato molti suoi elettori, e non basterà cambiare leader per riconquistarli. Proprio qui sta il "grande punto di debolezza" della sua operazione: "Prende la guida di un partito in crisi e non è detto che vinca la sfida di rivitalizzarlo
Anche perché le nuove regole proposte da Conte per rifondare il Movimento rischiano "di snaturarli e dividerli ancora di più", anziché rigenerarli e ricompattarli. "La sua leadership - conclude il sondaggista - rischia di spaccare ancora il Movimento: una parte non lo seguirà. Con un partito nuovo invece avrebbe avuto una forza aggregante". Chissà che al direttore del Fatto Marco Travaglio, il più grande ultrà contiano della stampa italiana, leggendo queste righe non sia scesa una lacrimuccia.