Roberto Speranza, tampone e quarantena per chi arriva dall'estero. Federalberghi si ribella: "Incoerenza"
Altra stretta firmata Roberto Speranza. Il ministro della Salute, in accordo con Mario Draghi, ha ufficializzato l'obbligo per chi torna in Italia anche da Paesi dell'Ue a sottoporsi a un tampone in partenza, a una quarantena di cinque giorni a prescindere dall'esito del test, e a un altro tampone finale. L'ordinanza sarà attiva fino al 6 aprile e non ha grandi basi scientifiche. Per Il Giornale, che il giorno dopo la firma non ci va per il sottile, la quarantena di cinque giorni non ha motivazione. Di più, perché anche qualora l'esito del primo tampone sia negativo - e il risultato di solito arriva dopo un paio di giorni nel caso di molecolare - il viaggiatore dovrà concludere lo stesso il percorso a ostacoli per tornare alla sua vita normale (o quasi).
Dello stesso parere il comparto turistico, già abbastanza penalizzato dal coronavirus. "Oggi c'è la possibilità di partire per l'estero e tornare semplicemente con un tampone, mentre qui in Italia siamo chiusi nonostante abbiamo messo in atto tutti i protocolli di sicurezza e siamo pronti a riaprire. È un controsenso", punta il dito Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ospite ad Agorà su Rai3. In questo modo - è l'accusa condivisa - "si avvantaggia il turismo all'estero: noi contestiamo l'incoerenza di un provvedimento per cui un italiano non può neanche prendere il caffè in patria ma può salire su un aereo e andare in un Paese in fascia C".
"Oggi - prosegue - abbiamo l'85 per cento degli alberghi chiusi, nonostante la massima sicurezza garantita dai protocolli sanitari. Noi diciamo solo che se il tampone vale per chi va all'estero, deve valere anche per chi va in un albergo italiano". Invani i tentativi di Matteo Salvini di portare il governo su una linea più aperturista. Il leader della Lega si è infatti battuto strenuamente per garantire, almeno dopo Pasqua e in totale sicurezza, un ritorno alla normalità. Quest'ultima ancora troppo lontana.