Sicilia, dati falsati sul coronavirus per evitare la zona rossa: "Spalmiamo i morti". Tre arresti
Un grosso caso è scoppiato in Sicilia, dove negli ultimi cinque mesi i dati dei contagi sarebbero cresciuti più volte in maniera preoccupante senza che nessuno lo sapesse. Tali dati sarebbero stati nascosti dai vertici dell’assessorato alla Salute della Regione, che avrebbero alterato i numeri dei positivi e dei tamponi per evitare le misure più restrittive. L’accusa proviene dalla procura di Trapani: secondo il giudice per le indagini preliminari siamo dinanzi a “un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente Musumeci, che anzi pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”.
Questa mattina, martedì 30 marzo, i carabinieri del comando provinciale e del Nas hanno notificato tre provvedimenti di arresti domiciliari: uno per una dirigente generale della Regione e due per i suoi collaboratori, tutti accusati di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico. Per il momento il governatore Musumeci ha rilasciato una sola dichiarazione ai microfoni di Omnibus, su La7: “Bisogna avere rispetto della magistratura, così come ho fiducia nell’assessore Razza che, se dovesse risultare responsabile, ovviamente agirebbe da solo di conseguenza”.
L’inchiesta sarebbe nata per caso: l’anno scorso i carabinieri stavano indagando su un laboratorio di Alcamo dove sarebbero stati analizzati centinaia di tamponi in maniera errata (risultavano tutti negativi anziché positivi). Da qui è nato l’approfondimento da parte dei pm, che hanno attivato anche alcune intercettazioni, grazie alle quali sono emerse conversazioni sospette in cui si parlava di modificare i dati quotidiani di contagi e tamponi. “Spalmiamoli un poco…”, avrebbe dichiarato l’assessore Razza alla dirigente regionale che avrebbe dovuto comunicare i dati dei decessi per Covid all’Istituto superiore di sanità.