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Mara Carfagna, il piano per cancellare il reddito di cittadinanza: le misure allo studio

Antonio Castro
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Con oltre 10 miliardi di euro già spesi in Reddito di cittadinanza solo nel primo ciclo di attuazione, quasi 3 milioni di persone che contano su questo sussidio (declinato tra reddito e pensione) per mettere insieme il pranzo con la cena (e diffusi casi di truffa), il tema del sostegno al reddito è delicatissimo. E rischia di mandare in frantumi una compagine di maggioranza già traballante di suo. E' pur vero, come sottolinea Mara Carfagna ministro per il Sud dai natali campani, in un’intervista a Il Foglio, che al giorno d’oggi «gli strumenti di sostegno al reddito esistono in tutta Europa». C’è da dire che l’abolizione per decreto della povertà (copyright Luigi Di Maio, 28 settembre 2018), non ha avuto tutto questo successo. Forse anche perché il famoso Rdc sbandierato nottetempo dal balcone nobile di Palazzo Chigi è stato frettolosamente miscelato con «politiche attive per il lavoro» inesistenti.

 

 

 

Poi è esplosa la pandemia. I 4.700 navigator (selezionati e strutturati come precari), già maldigeriti dai Centri pubblici per l’impiego (ex collocamento), so- no finiti a fare il lavoro da remoto. Con ben poco successo e scarsa soddisfazione. I Comuni, che avrebbero dovuto e potuto utilizzare i fruitori dell’assegno pubblico per lavoretti socialmente utili se ne sono disinteressati. Appena una manciata dei disoccupati giudicati abili al servizio sono finiti a far qualcosa (dal segretariato al controllore dei giardinieri), e tutti gli altri hanno soltanto compi- lato i moduli e risposto ai questionari. Andando ad allargare le fila dei depressi e demotivati. Con il risultato ben poco edificante che da quando è stato istituito il Reddito di cittadinanza appena 200mila persone hanno trovato un impiego. Spesso a ter- mine. Gli altri sono rimasti sul divano in attesa di una chiamata. In questo costoso pasticcio tutto italiano si affaccia la Carfagna, che anticipa: «Resto convinta che sia necessaria una profonda revisione» dello strumento. A dirla tutta già il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel suo discorso alle Camere aveva messo le mani avanti ventilando una revisione del Rdc. Che spesso è visto, inteso ed elargito come un paracadute sociale per tamponare deficit storici. Insomma, serve ribaricentrare il welfare di Stato. Che non è soltanto l’assegno di emergenza. Ma tutto un sistema di protezione sociale.

 

 

 

«Credo fermamente nella necessità di indicare», scandisce Carfagna, «come prevede un’inattuata norma costituzionale, livelli minimi di assistenza e prestazioni di welfare uguali da Bolzano a Ragusa. Lo Stato deve fissare standard sotto i quali non si può andare. Personalmente, sto già lavorando a questi standard per i nidi e per il raggruppamento sociale». In tutto questo ballo in maschera il presidente dell’Inps, il grillino della prima ora Pasquale Tridico, con una sola frase manda in fibrillazione maggioranza e opposizione: «Sono necessarie risorse aggiuntive soprattutto per le famiglie numerose e gli immigrati. Il reddito prevede un requisito di residenza in Italia di 10 anni, mi sembra eccessivo e non esiste in nessun Paese europeo». Però nel resto d’Europa, con o senza navigator, in 31 mesi una proposta di lavoro arriva. O un utilizzo sociale.

 

 

 

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