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Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia primo partito al Sud: il sondaggio che eclissa il M5s e scuote il centrodestra

 Giorgia Meloni

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Giorgia Meloni sfonda anche a Sud: Fratelli d'Italia tocca il 19,1 su base nazionale e nel Mezzogiorno la destra diventa il primo partito con il 24,2 per cento, raccogliendo il consenso di circa un elettore su quattro (non era mai accaduto dal Dopoguerra a oggi). La rilevazione, realizzata da Winpoll per il Sole 24 Ore, si presta a differenti letture ma in ogni caso descrive un quadro generale di ampia maggioranza per il centrodestra (con la Lega al 22,2% e Forza Italia al 6,7, e il centrosinistra staccato di 4 punti) in cui si confermano il roccioso primato nel Nord, una netta rimonta nell'ex roccaforte rossa centroitalica e per l'appunto un deciso passo avanti meridionalista grazie al traino della destra. A un primo sguardo, rispetto alle elezioni politiche del 2018, risulta evidentissimo l'enorme travaso di voti dal Movimento 5 stelle a FdI, che però drena anche dal bacino di una Lega tornata con il baricentro a settentrione. Ma se si vuole mettere a tema correttamente la progressione geometrica del partito di Giorgia, bisogna ammettere che il cuore dell'analisi sta soprattutto al Nord.

 

 

Vediamo perché. Tre anni fa, Fratelli d'Italia raccoglie il 4,3 per cento ed è la terza forza della coalizione a fronte del clamoroso sorpasso della Lega (17,4%) su Forza Italia (14%). Matteo Salvini va al governo con i 5 Stelle e infila una vittoria dopo l'altra alle seguenti regionali, con i berlusconiani in sofferenza e il partito della Meloni che inizia una traversata strategica nel deserto d'opposizione riempiendo poco per volta il proprio granaio, conquistando la presidenza dell'Abruzzo e seminando il terreno per la futura vittoria nelle Marche. Alle europee della primavera 2019, mentre il Carroccio raggiunge il picco (34,2) e i grillini precipitano (17), FdI scavalca d'impeto la soglia psicologica del 5% (6,4) e imbocca la direttissima per agguantare la doppia cifra nei sondaggi già nell'estate successiva, quella del Papeete e del ribaltone giallorosso. Ma che cosa è successo nel frattempo? È accaduto che Giorgia ha trasformato la destra italiana in un'area politica produttivista: parlando al ceto medio spaventato dal populismo grillino; contrastando con fermezza sia il reddito di cittadinanza sia il decreto dignità che aboliva i voucher e riduceva i contratti a termine; diventando il punto di riferimento delle piccole e medie imprese senza negarsi il confronto con le grandi confederazioni. Basti pensare che nella festa estiva di Atreju 2019, fra gli altri, sono saliti sul palco di FdI i vertici di Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Coldiretti e Confagricoltura.

 

 

MICROFRATTURA
Tutto ciò non è avvenuto a dispetto alle istanze sudiste (tra poco capiremo perché), ma di fatto ha rappresentato una microfrattura rispetto all'antica consuetudine della destra post missina, tradizionalmente legata al mondo del pubblico impiego e alle clientele urbane del meridione. Giorgia ha allargato il campo, insomma, riuscendo a parlare al blocco sociale più dinamico stanziato oltre il Tevere, vedendosi poi ripagata dalla robusta crescita nelle regionali in Liguria ed Emilia. Una volta radicato il messaggio politico laddove il consenso viene costruito intorno al progetto di sistema, più che al dissenso generalizzato, innervandolo in un tessuto civile abituato ad avere una cultura e delle relazioni di governo e dunque più difficile da fidelizzare stando all'opposizione, è diventata paradossalmente più agevole la partita per la conquista del Sud, dove predomina un voto d'opinione per sua natura più oscillante ma non meno esigente.

Per un biennio, al di sotto del Tevere, la mappa geografica ha restituito agli osservatori un monocolore giallo (con qualche chiazza cromatica diversa ma isolata) che si è via via scolorito assieme all'illusione ottica collettiva effigiata in Beppe Grillo. C'entra, naturalmente, la delusione causata dall'inconsistenza e dalle contraddizioni del reddito di cittadinanza, ma il punto forse è un altro. Di là dai rivolgimenti delle sacche endemiche alimentate dall'assistenzialismo, di là dal disorientamento provocato dalla pandemia nei settori più deboli della Nazione, il Sud ha assistito al cupo tramonto delle pretese rigeneratrici pentastellate senza trovare un punto di riferimento alternativo. Su questo fabbisogno insoddisfatto, in concorrenza con un Salvini tornato sulla difensiva e poi distratto dalla pratica di rilegittimazione europeista, si è innestata la paziente operazione meloniana. Come? Su un doppio registro: quello immediato della rappresentanza degli interessi territoriali e quello a lunga gittata della costruzione d'un voto di opinione ponderato, attraverso l'offerta di una prospettiva nazional-conservatrice e la promessa di una classe dirigente capace di uno scatto di consapevolezza per tenere testa all'establishment europeo senza scivolare nel nostalgismo no euro. I due registri sono visibilissimi nella lunga battaglia contro la ripartizione degli investimenti infrastrutturali in base alla popolazione, che ne lascerebbe al Sud soltanto il 34 per cento; e nell'analoga, recente richiesta al governo Draghi di destinare al meridione il 50 per cento delle risorse del Recovery Plan. In due parole, se pure un po' abusate: sindacalismo sviluppista.

 

 

IL BAROMETRO
L'intero ragionamento resta condizionato da una leadership femminile la cui crescita istituzionale e di popolarità ha vissuto un'accelerazione quantica innegabile. Giorgia ha dalla sua anche il vantaggio di un partito personale sui generis, per certi versi ancora acerbo ma non feudale come fu An con i suoi valvassori e valvassini imprescindibili e divisi in correnti litigiose. La sua scommessa adesso si misura con un altro fenomeno caratteristico degli ultimi anni: in assenza di visioni coerenti e ben piantate nell'alveo di una tradizione riconoscibile, il ciclo politico delle leadership ha dimostrato un'inattesa biodegradabilità. E proprio sul "reddito di coerenza" sta investendo lei, come ora le riconosce quel Sud che nei sondaggi rende più omogeneo il favore nazionale e storicamente rappresenta un barometro segnalatore del vento nuovo in avvicinamento.

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