AstraZeneca, brutto sospetto: vogliono favorire il Regno Unito a discapito dell'Europa
Dopo aver rischiato di essere acquistata da Pfizer, AstraZeneca oggi prova a farle concorrenza su un territorio per lei sconosciuto: la produzione di un vaccino per la quale ha stretto un'alleanza con l'università di Oxford e con il governo britannico. Ma il suo vaccino anti-Covid, basato sulla tecnologia adenovirale (da un virus degli scimpanzé), è partito male, sottolinea in un articolo La Stampa, prima con la pubblicazione dei primissimi risultati, poi con la sospensione delle vaccinazioni, per alcuni giorni e in molti Paesi europei, dopo i casi di trombosi in persone appena vaccinate. L'Ema ha poi confermato che il vaccino è sicuro ma ci saranno aggiornamenti.
Altro pasticcio quello sulle dosi destinate all'Unione europea. L'azienda anglo svedese, da contratto, si era impegnata a consegnare 120 milioni di vaccini nel primo trimestre dell'anno. Poi ha tagliato di tre quarti, portando il totale atteso a 30 milioni. Ora dalla Commissione di Bruxelles hanno fatto sapere che in tutto arriveranno 18 milioni di dosi (in Italia 2 milioni e mezzo scarsi) e che "c'è ancora un grande divario sulle dosi concordate".
I tagli, infatti, riguarderanno anche il secondo trimestre visto che AstraZeneca ha annunciato che consegnerà solo 70 dei 180 milioni di dosi previsti. Il sospetto dei governi europei, ormai, è che dietro i continui tagli, ritardi e imprevisti nelle consegne dei vaccini, l'azienda anglo-svedese voglia favorire altri Paesi extra Ue, a cominciare dal Regno Unito, appunto. Certo, AstraZeneca ha il vaccino anti-Covid più economico e più facilmente conservabile quindi ha comunque un mercato enorme, soprattutto nei Paesi più poveri. Tanto che nonostante la produzione sia ufficialmente no-profit, con la crescita delle azioni il 2020 è stato un ottimo anno per la multinazionale anglo-svedese, con 4 miliardi e mezzo di profitti (l'anno precedente 1,8 miliardi).