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Andrea Marcucci "pronto a combattere", retroscena: Pd nel caos per le nuove capigruppo

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Enrico Letta non ha fatto in tempo a insediarsi, che già i dem insorgono. L'accusa che più delle altre riecheggia ai piani alti del Nazareno è quella di un nuovo segretario tornato dalla Francia "rottamatore". Nel mirino il diktat del leader di nominare capigruppo "due donne". "Forse si poteva procedere in modo diverso - confida a La Stampa un big zingarettiano - evitando il rischio di una rottura".

 

 

E infatti la rivolta si è già materializzata al Senato, dove il capogruppo uscente Andrea Marcucci sulla carta può contare sulla maggioranza dei senatori del Partito democratici: "Sono pronto a combattere", avrebbe detto a qualche collega. A non andare giù a Marcucci l'idea che Letta, in nome della parità di genere, metta alla porta i capigruppo dell'era Renzi. A maggior ragione considerato che le candidature non vengono votate dal segretario, ma nelle assemblee parlamentari dove al momento tutto è a favore dei presidenti uscenti (Marcucci, appunto, e Graziano Delrio). Pare invece meno tesa la situazione alla Camera. Qui Delrio assicura "disponibilità ad affidare alla autonoma valutazione delle deputate e dei deputati come andare avanti", pur ricordando che "l'autonomia delle deputate e dei deputati va rispettata". Se però è vero che Marcucci è pronto a combattere, bisognerà trovare un nuovo accordo.

 

 

Ne sono certi gli esponenti di Base riformista che pensano già per la Camera a due-tre ipotesi: Debora Serracchiani, vicina a Delrio ma che potrebbe ottenere i voti della maggior parte delle correnti. Oppure Paola De Micheli, ritenuta però troppo vicina a Letta, e dunque Marianna Madia. Al Senato invece circolano i nomi di Valeria Fedeli o di Simona Malpezzi, entrambe vicine a Base riformista, e Roberta Pinotti, area di Dario Franceschini.

 

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