Mario Draghi, voce dal cuore del Cdm: "Il subgoverno di Salvini e Di Maio". Panico a sinistra, comandano di nuovo loro?
Il governo Draghi e il "subgoverno" gialloverde. Durante la lunga giornata che si è conclusa con l'approvazione del primo decreto legge dell'esecutivo il partito del premier è stato sfidato da Lega e Movimento 5 stelle sulla cosiddetta pace fiscale ed è stato costretto ad accettare un compromesso perché un condono alla fine ci sarà. Certo, diverso e più leggero rispetto a quello che volevano i gialloverdi. Di sicuro il partito di Draghi, rivela La Repubblica in un retroscena, non lo avrebbe voluto. Per questo c'è stato un tesissimo confronto e per questa ragione l'inizio della riunione del Consiglio dei ministri è slittato di quasi tre ore e mezzo.
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Alla fine Draghi ha accettato perché come ha poi spiegato lui stesso all'interno di una maggioranza così larga ciascuna forza politica deve poter rappresentare le proprie istanze. Ha ammesso che si tratta di un "condono" e ha spiegato che ci sono "bandiere identitarie" che dovranno essere ammainate. Frecciata anche ai cinque stelle. Pare che ieri 19 marzo, tra le altre cose, il capodelegazione Stefano Patuanelli, vicino all'ex premier Giuseppe Conte, si sia schierato a fianco del ministro leghista Giancarlo Giorgetti. Insomma, un vero e proprio asse quello tra Lega e Cinque stelle. Il "partito Draghi" ha quindi scelto l'accordo con i gialloverdi che chiedevano un condono senza tetti di reddito (quello approvato vale solo per chi ha un reddito fino a 30 mila euro lordi annui), su cartelle relative al periodo 2000-2015 (ci si è fermati al 2011) e per importi fino a 10 mila euro se non di più (ci si è limitati a 5 mila).
Senza una sua base elettorale, il "partito Draghi" ha capito che a leghisti, 5S e forzisti doveva consentire un risultato che appagasse le loro istanze. Draghi pare certo, non darà loro molto spazio nella riscrittura del Recovery Plan che resta insieme alla campagna vaccinale una partita che non può permettersi di perdere.