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Andrea Marcucci, "quando pianse per l'addio di Matteo Renzi": il retroscena che spiega perché Enrico Letta non avrà vita facile

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Matteo Renzi? Le amicizie personali non possono essere un problema. La mia lealtà al partito non si discute. E, quando è servito, ho dato dimostrazione di tenuta, evitando di seguirlo in Italia Viva”. Così Andrea Marcucci ha risposto a Fabrizio Roncone su un tema molto delicato, quello del rapporto speciale che lega il capogruppo del Pd a Palazzo Madama all’ex presidente del Consiglio. “Pianse, Marcucci, quel giorno” in cui Renzi decise di lasciare i dem e fondare un altro partito: lo ha rivelato sempre Roncone, che sul Corriere della Sera ha scritto che si aspettava che Marcucci seguisse il suo amico, e invece forse piangeva perché aveva intuito che stava andando a sbattere. 

 

 

A un anno e mezzo di distanza da quel momento, Italia Viva resta infatti un partitino condannato all’irrilevanza, essendo inchiodato tra il 2 e il per cento: e di certo non va meglio a Renzi che, nonostante il “capolavoro” politico che ha portato alla caduta di Giuseppe Conte e alla conseguente discesa in campo di Mario Draghi, è stabilmente in fondo a tutti i sondaggi di gradimento sui leader. “Mai sottovalutare Marcucci”, ha scritto Roncone, secondo cui il capogruppo è pronto a non facilitare la vita a Enrico Letta. D’altronde ha il potere per farlo, dato che il gruppo dei democratici è pieno di senatori filo-renziani. 

 

 

“Ho invitato il nuovo segretario a partecipare alla nostra assemblea di martedì prossimo, per un confronto su alcuni temi parlamentari”, ha dichiarato Marcucci, che non ha alcuna intenzione di rimettere il mandato nelle mani di Letta, “come imporrebbe il vecchio galateo dei partiti, quando c’è un cambio di segreteria”. D’Altronde il renziano ha la maggioranza dei senatori dalla sua parte: “Io potrei lasciare il mio posto solo in due casi - ha rivelato a Roncone - se nel corso dell’assemblea la maggior parte dei miei colleghi dovesse farmi intuire questa necessità. O se, direttamente, me lo chiedesse il segretario. In caso contrario, resto al mio posto”. 

 

 

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